Fascicoli e atti giudiziari, la gestione è più facile con Spid

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Si eviterebbero tutte le incrostazioni attuali del deposito telematico e dell’estrazione delle copie informatiche degli atti depositati e attraverso la certificazione delle ID, si potrebbe avere contezza dei depositi dei documenti e delle interrelazioni del contraddittorio al di fuori dell’udienza e si avrebbe anche la certezza della provenienza degli atti

16 Febbraio 2016

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Michele Gorga, avvocato

Diversamente da quanto avviene negli altri paesi Europei, in tema di sistema pubblico d’identità digitale in Italia si è scelta la via di preferire non il pubblico ma i privati. In Paesi considerati all’avanguardia, come Svezia e l’Estonia infatti, le ID sono rilasciate agli utenti con una scheda SIM speciale di telefonia mobile, con la quale possono attivare l’identità digitale attraverso un sito web ministeriale

Scelta molto discutibile quella italiana se si considera che le ID sono come l’aria e l’acqua, e quindi dovrebbero essere liberamente fruibili, laddove, invece, decorso il primo biennio, i privati accreditati le dovranno offrire a pagamento. Fatto ancor più grave se si considera che i gestori accreditati dall’Agenzia per l’Italia Digitale potranno “operare” sul mercato in sostanziale regime di oligopolio e fornire l’ldentità digitale a tutti i cittadini, affinché questi possano, poi, accedere ai servizi della Pubblica amministrazione per svolgere le loro ordinarie e normali attività.

Contemporaneamente AglD sta anche accreditano i Server Provider, ossia le amministrazioni pubbliche ad utenza massiva, che dovranno rendere operative le ID dei privati, ma che anche in vista della cronica mancanza di servizi on-line della P.A. non potrà essere sicuramente recuperata nel biennio. Mancanza quest’ultima che certifica lo sperpero di migliaia di euro che, in questi anni, vi è stato all’altare degli inesistenti servizi di eGovernment. In merito viene da chiedersi quante delle ID in pancia alle pubbliche amministrazioni centrali o locali, in particolare quelle Regionali, sono oggi ID compatibili con i regolamenti e con la normativa SPID e con il regolamento europeo I-DEAS e quindi riconvertibili.

Vi è però un banco di prova, per non vanificare sin dalla nascita gli sforzi fatti dal governo, dal Ministro all’innovazione e dall’Agenzia per l’ltalia Digitale per SPID e questo è sicuramente, nel deserto dei servizi on-line, la giustizia digitale. Qui da un lato, infatti, gli attori del processo e cioè gli avvocati, potrebbero vedere certificata gratuitamente dal Consiglio Nazionale Forense le loro ID, come la normativa prevede, mentre per i magistrati ed il personale delle cancellerie di Corti e Tribunali tale attribuzione delle ID già avviene da parte del Ministero della giustizia. Apportando poi alcune variazioni all’architettura del PCT, in sede d’identificazione, il sistema potrebbe essere già, nel giro di poco tempo, a regime con l’accesso diretto al fascicolo.

Si eviterebbero cosi tutte le incrostazioni attuali del deposito telematico e dell’estrazione delle copie informatiche degli atti depositati, della normativa tecnica ad hoc in deroga al CAD per il PCT, e attraverso la certificazione delle ID si potrebbe avere contezza dei depositi dei documenti e delle interrelazioni del contraddittorio al di fuori dell’udienza e si avrebbe anche la certezza della provenienza degli atti e della loro imputabilità. Sarebbe questa la vera rivoluzione digitale della giustizia e non come quella attuale, dove non si fa altro che sostituire al deposito fisico cartaceo portato in cancelleria quello telematico di atti cartacei riprodotti in formato PDF o immagine e inviati telematicamente e dove la gestione del fascicolo, non è più fisico ma elettronico, rendendo quasi impossibile la lettura a video dalla consolle del Magistrato o dall’Avvocato per gli atti di grande dimensione ne impone la stampa su carta.

La PEC cosi potrebbe essere ridimensionata in quanto perderebbe la sua regressiva natura di vettore delle comunicazioni dato che, nell’attuale sistema di assenza dall’imposizione di un’autorità di certificazione della conservazione della documentazione informatizzata per gli atti trasmessi a mezzo PEC, tra meno di trenta mesi, avvocati, giudici e cancellerie non riusciranno neanche più a rintracciare i provvedimenti creati, emessi o trasmessi e tutto ciò in un sistema giurisdizionale dove di mesi ne occorrono almeno 48 per il solo giudizio di primo grado.

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