Il coraggio dello switch-off

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Dal 1 gennaio di quest’anno la carta sparisce dagli albi pretori: l’unica pubblicità legale valida per gli atti (quelli che erano affissi agli albi pretori dei comuni e delle province) è quella su Internet. La carta non vale più. Un comune che si ostinasse a non inserire in un’apposita sezione del proprio sito ad esempio le pubblicazioni di matrimonio, continuando ad attaccare i fogli in bacheca, metterebbe in seri guai sia gli sposi che i propri funzionari. E’ un esempio, tutto sommato limitato nella portata, ma amplissimo nella diffusione (vale infatti per tutti gli enti pubblici) di quello switch-off dalla carta al digitale che da anni chiediamo.

2 Febbraio 2011

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Carlo Mochi Sismondi

Articolo FPA

Dal 1 gennaio di quest’anno la carta sparisce dagli albi pretori: l’unica pubblicità legale valida per gli atti (quelli che erano affissi agli albi pretori dei comuni e delle province) è quella su Internet. La carta non vale più. Un comune che si ostinasse a non inserire in un’apposita sezione del proprio sito ad esempio le pubblicazioni di matrimonio, continuando ad attaccare i fogli in bacheca, metterebbe in seri guai sia gli sposi che i propri funzionari. E’ un esempio, tutto sommato limitato nella portata, ma amplissimo nella diffusione (vale infatti per tutti gli enti pubblici) di quello switch-off dalla carta al digitale che da anni chiediamo.

In generale, come già avemmo modo di dire parlando de “Il futuro della rete”, siamo convinti che il traguardo della digitalizzazione dei servizi pubblici non sarà raggiunto tramite l’adozione spontanea dei canali telematici da parte delle amministrazioni, né tanto meno dalla migrazione dell’utenza sul web per usufruire dei servizi; occorre invece che venga prescritta l’obbligatorietà degli adempimenti per via telematica a partire da una certa data, e cioè venga fissato un termine oltre il quale non sarà più possibile erogare (ed usufruire di) servizi in modalità cartacea. I vantaggi dello switch-off sono evidenti: la coesistenza dei canali tradizionali e di quelli telematici porta ad una duplicazione dei costi all’interno delle amministrazioni e non vince le resistenze da parte dell’utenza nei confronti del nuovo canale. Lo switch-off dei servizi pubblici, dimostrando che è possibile realizzarlo, potrà essere di stimolo ad analoghe iniziative che il settore privato vorrà adottare, contribuendo così all’avanzamento del digitale in tutti i settori dell’economia.

Senza questo passaggio, finché è tollerato un secondo canale cartaceo, l’innovazione diventa un optional, un gadget di qualche amministrazione illuminata o di qualche dirigente smanettone, ma non entra nella vita quotidiana delle amministrazioni che continueranno ad accompagnare il digitale con il solito, vecchio rassicurante pezzo di carta. Per questo il segnale dell’albo pretorio online è importante, come lo è per altri versi l’operazione dei certificati di malattia online che qualche mal di pancia ha provocato ai medici. Ora, almeno per questo pezzetto di amministrazione, questa innovazione gattopardesca che non cambia nulla, non si può più fare.

Viene da chiedersi però se è tutto oro quel che luccica? Non proprio purtroppo, perché questa norma può essere usata come grimaldello per ripensare da capo la gestione documentale dell’ente, e allora diventa un’occasione preziosa, oppure come mero adempimento, mettendo su internet la scansione degli atti cartacei o i pdf che gli uffici mandano all’albo e allora cambia ben poco.

Nel dossier che trovate oggi sul nostro sito abbiamo intervistato qualche funzionario di comuni e province tutto sommato virtuose e abbiamo chiesto loro come hanno fatto, che difficoltà hanno incontrato, come hanno gestito la transizione. Sono testimonianze interessanti da cui emerge la necessità di non lasciare sole le amministrazioni e di seguire con attenzione l’innovazione con la produzione di linee guida che, pur lasciando l’autonomia agli enti, possano segnare una strada efficiente all’applicazione della norma.

Le linee guida appaiono particolarmente necessarie perché altrimenti ciascuna amministrazione svolge il compito diversamente da tutte le altre e, a volte, non si pone neanche il problema di seguire regole certe che la mettano in sicurezza.
Ma un comportamento avventato in questo campo così delicato sarebbe rischioso. Infatti seppure la legge è oltremodo schematica (parlo dell’art. 32 della L. 69/09), non è vero che non esistano regole per la pubblicazione informatica degli atti. Ricordiamo, infatti, le regole per l’accessibilità dei siti, le regole per la firma digitale e per la gestione dei documenti elettronici sulla base del nuovo CAD, le regole per la privacy che stanno uscendo proprio in questi giorni presso il Garante per la protezione dei dati personali (guardatevi tra l’altro sul sito di Anorc la discussione in merito), le regole che garantiscono l’avvenuta pubblicazione e la sua durata.

Insomma il passaggio dalla carta al digitale è necessario, ma deve essere la punta di un iceberg, se l’iceberg della reingegnerizzazione dei processi sotto non c’è, la pubblicazione online diventa un ghiacciolino destinato a sciogliersi al calore delle impugnazioni di qualche solerte amministrativista.

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