Patruno (Istat): “Una Italia guidata dai dati, si può fare: ecco perché”

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In Italia ci sono diverse realtà solide e importanti che stanno investendo
e operando con successo nel “mondo dei dati”, ma avere una infrastruttura dati
(e utilizzarla) significa tra le altre cose anche avere la possibilità di
monitorare più agevolmente il funzionamento di tanti aspetti della PA e per
misurare meglio tanti fenomeni di interesse strategico per il Paese

13 Dicembre 2016

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Vincenzo Patruno, Istat

A che punto è l’ innovazione “data-driven”? Quanto i dati stanno entrando all’interno dei processi aziendali e amministrativi come supporto alle decisioni e qual è l’offerta del mercato relativamente ai servizi basati sui dati?

Lo scorso anno di questi tempi proprio qui, sullo spazio “cantieri” di Forum PA, era stato pubblicato un mio post in cui in modo molto divulgativo raccontavo del valore del dato nella società moderna dove è sempre più necessario tener conto di numerosi fattori per prendere decisioni ritenute in quel momento le più adatte e per ridurre il rischio di errore.

“Errare humanum est” , ma avere gli strumenti per prendere decisioni riducendo la possibilità di errore e per monitorare che le decisioni prese stiano dando i risultati attesi diventa un elemento essenziale nella società attuale, dove “sbagliare” ha un costo sia sociale che economico. In passato tutto accadeva con più lentezza e le tolleranze per decisioni non corrette erano sufficientemente ampie da consentire di correggere e raffinare “in corso d’opera” le decisioni prese.

Adesso riusciamo ad accettare sempre meno questo modo di agire. La parola d’ordine è “ottimizzazione” e quello che si cerca di fare è tentare di monitorare attraverso i dati il pezzo di realtà a cui si è interessati al fine di ottimizzare processi e decisioni.

Se dovessi fare un esempio, mi viene in mente enigma.io, se non altro perché recentemente ho avuto modo di incontrare e passare qualche giorno assieme a Mark da Costa (co-fondatore di Enigma) in occasione della scuola di tecnologie civiche che che si è tenuta lo scorso mese di novembre a Napoli.

Enigma “connette i punti nel mondo dei Big Data” estraendo e rendendo fruibile “la conoscenza nascosta all’interno dei dati”. Detto così sembra una cosa banale che abbiamo ascoltato e detto milioni di volte in eventi e conferenze. Quello che invece non abbiamo detto è che su queste cose c’è gente che ci crede, guarda avanti e che, generalmente in silenzio, cambia un pezzo di mondo. Stiamo parlando di una realtà che è stata infatti finanziata con oltre 28 milioni di dollari lo scorso anno attraverso finanziatori privati e venture capitalist. Boom!

Si può pensare che questo succeda perché l’azienda si trova negli Stati Uniti e “lì le cose accadono in modo diverso che da noi” . Non c’è dubbio che questo aspetto possa in qualche modo costituire un vantaggio, ma non dobbiamo dimenticare che i dati sono sempre di più una potente arma per capire pezzi di mondo, generare servizi, amministrare aziende, ottimizzare decisioni e processi, governare Paesi e territori. E questo ovunque nel nostro mondo globalizzato.

In Italia ci sono diverse realtà solide e importanti che stanno investendo e operando con successo nel “mondo dei dati”. Pensiamo ad esempio a Cerved e SpazioDati. Non è un caso che le cito assieme. In primo luogo perchè qualche anno fa Cerved ha investito oltre un milione di euro in Spaziodati, ma anche perché entrambe sono partner di Istat nel progetto proDataMarket di Horizon2020, progetto di cui il sottoscritto è responsabile proprio per l’Istituto Nazionale di Statistica. Piccolo spazio pubblicità: ne approfitto per segnalare altre interessantissime realtà che operano per estrarre valore e conoscenza utile dai dati: la torinese Synapta, la veneziana Quantitas, la barese Planetek.

Sono tutte realtà che offrono servizi basati sui dati sia ad aziende che a Pubbliche Amministrazioni. Già. Le Pubbliche Amministrazioni. Lo scrivo volutamente al plurale per sottolineare il fatto che sebbene la Pubblica Amministrazione sia percepita come l’interlocutore con cui i cittadini hanno costantemente necessità di interagire, nella realtà bisogna fare i conti con decine, centinaia di Pubbliche Amministrazioni ognuna delle quali ha le sue regole e le proprie modalità per accedere e ottenere servizi. In realtà le pubbliche amministrazioni sono quasi diecimila (l’ho letto qui) e nonostante gli sforzi fatti fino ad ora hanno ancora oggettive difficoltà a interagire tra di loro. Pensare di ottimizzarne il funzionamento è una necessità che somiglia sempre più ad una “emergenza nazionale”. Non solo per rendere la vita più semplice ai cittadini ma soprattutto per rendere più efficiente l’intero sistema Paese. Che in buona sostanza vuol dire ridurre gli sprechi, lavorare meglio, diventare un po’ più competitivi, dare un po’ più di opportunità a tutti. Significa in altre parole far fare all’Italia un importante passo in avanti.

Il progetto Italia Login va esattamente in questa direzione ed è per questo che lo cito. E’ un progetto che vede in prima fila AGID e il commissario Diego Piacentini con il suo team. E’ un progetto che parte da alcuni elementi chiave come SPID, PagoPA e l’Anagrafe Nazionale della popolazione residente ( ANPR) abbondantemente trattati anche qui su Cantieri di ForumPA ma che avrà come effetto quello di disegnare e costruire l’ ”infrastruttura dati” del Paese. Un “backbone dati” che le PA possono utilizzare come sistema di storage dei propri dati su cui far “girare” i propri sistemi informativi e su cui generare servizi.

Ma anche una infrastruttura dove i dati vengono re-ingegnerizzati per essere utilizzati da altri sistemi di altre PA tramite opportune interfacce di programmazione. Se volete sapere cosa sono e come si usano potete mettervi comodi e guardare questo video sul canale youtube di ForumPA o leggere questo post.

Tutto questo per rendere “interoperabili” le Pubbliche Amministrazioni. Perché, dopo tutto, la Pubblica Amministrazione è “una” ed è necessario vederla come tale proprio cominciando dai dati che le amministrazioni producono e gestiscono.

Avere una infrastruttura dati (e utilizzarla) significa tra le altre cose anche avere la possibilità di monitorare più agevolmente il funzionamento di tanti aspetti della PA. Significa avere in mano uno strumento importante per misurare meglio tanti fenomeni di interesse strategico per l’Italia. Questo l’Istat lo sa molto bene. Da sempre infatti raccoglie e mette assieme dati prodotti da amministrazioni diverse per misurare aspetti socio-economici di fondamentale importanza per tutto il sistema Paese.

Significa anche poter fare meglio una cosa che è invece consolidata in Paesi come il Regno Unito e gli States e che è il monitoraggio delle politiche pubbliche.

Capire se i provvedimenti presi dal governo centrale o dai governi locali stanno funzionando e come, vuol dire dare a chi amministra il territorio delle armi potenti per misurare l’efficacia delle politiche, significa poterle correggere, significa poterle migliorare nell’interesse collettivo.

Serve però una rinnovata cultura del dato da parte della politica che non può e non deve limitarsi all’utilizzo di sondaggi per misurare il consenso e agire di conseguenza con il solo fine di mantenerlo o incrementarlo. Ma di questo ne parleremo, se ci sarà modo, alla prossima occasione.

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