Rapporto RIIR 2010: facciamo il punto sull’innovazione

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A che punto siamo con l’innovazione? Il Convegno di presentazione del RIIR 2010, 1° Rapporto sull’Innovazione nell’Italia delle Regioni, promosso dal CISIS (Centro Interregionale per i Sistemi Informatici, Geografici e Statistici) e da FORUM PA, è l’occasione per dare una prima risposta. Anzi, una serie di risposte, a partire dalle analisi del Rapporto e dalle interpretazioni che ne danno i tecnici e la politica.

15 Febbraio 2011

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Rachele Nocera

Articolo FPA

A che punto siamo con l’innovazione? Il Convegno di presentazione del RIIR 2010, 1° Rapporto sull’Innovazione nell’Italia delle Regioni, promosso dal CISIS (Centro Interregionale per i Sistemi Informatici, Geografici e Statistici) e da FORUM PA, è l’occasione per dare una prima risposta. Anzi, una serie di risposte, a partire dalle analisi del Rapporto e dalle interpretazioni che ne danno i tecnici e la politica. L’appuntamento è a Genova lunedì prossimo, 21 febbraio, presso il Teatro della Gioventù (Via Cesarea 14), dalle ore 9:00 alle 13:30.

Sull’innovazione le Regioni stanno investendo 4,5 miliardi di Euro nel medio periodo, proponendo obiettivi che sono “di sistema”: una rete in larga banda per tutti, una sanità efficiente grazie alle ICT, un apparato pubblico più efficiente e snello con la dematerializzazione e la re-ingegnerizzazione dei processi e, soprattutto, con l’interoperabilità delle procedure, con un approccio basato sulla cooperazione interregionale che, a discapito di quanti vedono nel federalismo un processo di frammentazione, qui vede le regioni realizzare un federalismo cooperativo ed efficiente.

Il RIIR, Rapporto sull’Innovazione nell’Italia delle Regioni, nasce con una ambizione precisa: divenire un osservatorio sulle politiche e sui processi di innovazione in corso nel nostro Paese, in particolare su quelli che ci portano verso la Società dell’Informazione, a partire da un punto di vista imprescindibile nell’Italia del federalismo, quello delle Regioni e dei territori che sono parte protagonista nella definizione delle policy per l’innovazione.

Come sottolinea Lucia Pasetti, Vice Presidente CISIS e Coordinatore CPSI: “Il monitoraggio delle azioni innovative che le regioni e i loro territori stanno conducendo è fondamentale per valutare se la logica della cooperazione nelle politiche di e-government ha dato realmente frutti positivi, se c’è stata una crescita nell’utilizzo delle tecnologie in modo coordinato, se si sta andando verso una unitarietà nella risposta ai bisogni degli utenti grazie a standard infrastrutturali e applicativi. Un contributo importante arriva quindi dall’Osservatorio CISIS-FORUM PA, la cui fotografia sulla crescita tecnologica dei territori serve anche a dare conto degli investimenti che sono stati fatti e ad aggregare altre componenti oggi non presenti dei diversi comparti istituzionali”.

Il RIIR 2010, la prima edizione del Rapporto, si propone quindi come un “numero zero”, una proposta per declinare il concetto di innovazione in un insieme di fenomeni, indicatori, attori, processi, con l’obiettivo di portare al tavolo delle decisioni politiche ed amministrative informazioni utili, anzi necessarie, per orientare le scelte e accelerare il dispiegamento delle politiche su cui si va costruire il futuro competitivo del Paese, sulla base delle differenze, anche ampie e marcate, che si registrano nei diversi territori nella costruzione della Società dell’Informazione.

Il Rapporto è articolato in tre parti e offre una lettura dei processi di innovazione sotto tre profili, distinti ma interrelati nelle loro dinamiche:

  • le policy regionali, dal punto di vista degli strumenti di programmazione, degli obiettivi, delle risorse, degli attori e, soprattutto, dei modelli di governance;
  • le infrastrutture, le reti che consentono alla Società dell’Informazione di dispiegarsi: il Sistema Pubblico di Connettività e Cooperazione come infrastruttura abilitante per la PA digitale, per la dematerializzazione e per l’e-government; la rete in larga banda e le politiche che le regioni stanno mettendo in campo per abbattere il digital divide e dotare i territori di una moderna infrastruttura di comunicazione in fibra ottica;
  • gli attori, ovvero le dinamiche della “domanda” di innovazione sia sotto il profilo degli attori territoriali, la PA locale innanzitutto, ma anche della società, le famiglie e il sistema di impresa, che devono essere accompagnati, con adeguati interenti di empowerment, verso la società della conoscenza per diventarne protagonisti attivi.

Sorprendentemente, nel Rapporto, si scopre una innovazione che, anche se a regia regionale, non è chiusa nei confini amministrativi disegnati dall’ordinamento. Un tratto distintivo e unico che caratterizza le politiche regionali per l’innovazione è, infatti, la cooperazione che coinvolge tutte le regioni nella convinzione che la cooperazione sia una “condizione abilitante” per costruire un federalismo sostenibile economicamente, adeguato a garantire la qualità dei servizi pubblici, ma soprattutto a costruire un orizzonte futuro condiviso e tale da mettere a sistema le “energie vitali” di cui il Paese ha bisogno per uscire dalla crisi più forte e competitivo.

Il Rapporto, che in parte analizza dati esistenti e in parte presenta dati nuovi ed originali, soprattutto sulla programmazione e sulla destinazione delle risorse, restituisce una “Italia dell’innovazione” dove i contrasti sono ancora forti ed accentuati, con alcune regioni in ritardo su molti aspetti della Società dell’Informazione ed altre in posizione di eccellenza. Non si tratta di classifiche fini a se stesse, ma di elementi di conoscenza per meglio ridefinire le politiche e non perdere “l’ultimo treno”, quello dell’innovazione come leva per la competitività.

Chiudiamo con le parole di Enrico Giovannini, presidente ISTAT, che sottolinea: "Questo primo Rapporto sull’Innovazione nell’Italia delle Regioni è estremamente importante, poiché fornisce un’analisi, un’interpretazione, una lettura dei dati. Infatti per trasformare le coscienze, aumentare le conoscenze e produrre cambiamento i dati da soli non bastano se le persone non sono in grado di leggerli e non ne vedono il collegamento con i loro problemi. Spero, quindi, che la rete rappresentata dal CISIS, dalle Regioni e dagli Istituti di statistica regionali continui il lavoro avviato”.

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