Transizione al Cloud: tra il dire e il fare, ecco cosa si sta muovendo

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L’importanza del passaggio al cloud per le pubbliche amministrazioni è diventata evidente nell’ultimo anno e viene ribadita anche dal PNRR. Ma ci sono ancora molti limiti sia nella visione che nell’adozione. Qualcosa tuttavia si sta muovendo…ne abbiamo parlato con Fabio Meloni, Ceo di Dedagroup Public Services

24 Maggio 2021

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Redazione FPA

Photo by Sigmund on Unsplash - https://bit.ly/2QJMjcS

Il cloud è stato indubbiamente un elemento chiave per la resilienza del sistema Paese nel 2020. Ma quale ruolo potrà svolgere nel new normal e, in particolare, quale percorso dovranno seguire le nostre pubbliche amministrazioni nella transizione al cloud? A tracciare la strada sembra essere lo stesso PNRR, che indica nella transizione al cloud un pilastro fondamentale per favorire la trasformazione e la digitalizzazione della PA e prevede un importante incentivo derivante dalla possibilità di rivedere le regole di contabilità e classificare i servizi cloud, oggi considerati costi (Opex) a investimenti (Capex).

Quando parliamo di cloud per la PA non possiamo non citare il Software as a Service (SaaS), una specifica accezione del cloud, particolarmente utile per favorire e accelerare la trasformazione delle pubbliche amministrazioni grazie alla capacità di fornire servizi end-to-end e liberare dalle incombenze legate alla gestione dell’infrastruttura e del sistema la PA, che può così concentrarsi sull’erogazione dei servizi a cittadini e imprese.Ne abbiamo parlato con Fabio Meloni, Ceo di Dedagroup Public Services, che fin dal 2014, quando ancora il cloud non era come oggi mainstream, ha scelto di puntare sul Software as a Service (SaaS) con una soluzione pensata per gestire in una logica end-to-end una Pubblica amministrazione locale.

L’evoluzione della PA verso il cloud 

La visione della transizione al cloud non andrebbe limitata alla componente infrastrutturale, come spesso accade nella PA, riducendola al trasferimento dal data center della singola PA a quella di un provider o di un’amministrazione regionale, sottolinea Fabio Meloni: “Il consolidamento verso pochi Poli nazionali porta sicuramente molti vantaggi in termini di efficienza e razionalizzazione della spesa e della gestione. Ma il vero beneficio per la PA consiste nel non dover riprogettare e gestire le applicazioni, ma potersi concentrare nel fornire ai cittadini un servizio di qualità migliore”. 

Questa è la diretta conseguenza dell’attenzione del SaaS all’interoperabilità, agli standard, all’adozione di un modello basato sulle indicazioni del piano triennale AgID. L’obiettivo è far sì che dati e applicazioni delle diverse amministrazioni si parlino senza costringere il cittadino, come oggi accade, a svolgere il ruolo di integratore.

“La nostra visione del SaaS prevede che sia nativamente conforme con il modello codificato da AgID, pensato per essere integrato con le infrastrutture immateriali del paese, come Spid, l’app Io, PagoPa”, sottolinea Meloni, che evidenzia l’ulteriore beneficio di fruizione via browser della soluzione. Questo approccio ha consentito agli utenti, anche in fase di lock-down, di lavorare da casa senza discontinuità, esattamente come se fossero in ufficio, con la stessa interfaccia browser e la stessa operatività.

L’adozione del cloud andrebbe anche colta come occasione per ripensare gli adempimenti normativi, i processi e i servizi, in modo che risultino più semplici da gestire per il funzionario della PA, più facili, più accattivanti e coinvolgenti per i cittadini.

L’ottica SaaS non solo può offrire un mondo di servizi standardizzati rivolti alle amministrazioni locali, ma può presentare grandi potenzialità in termini di standardizzazione e interoperabilità per gli enti sanitari, oggi ben lontani da questi obiettivi. Un mondo a parte è quello dei grandi enti centrali che richiede progettualità specifiche anche in cloud. “Come software-house siamo capaci non solo di realizzare soluzioni già pronte ma abbiamo l’esperienza per progettare servizi cloud su misura per gli enti”, precisa Meloni.

Transizione al Cloud: fra il dire e il fare…ci sono gli strumenti di acquisto

Siamo dunque avviati verso una trasformazione della PA, basata sulla transizione al cloud, senza particolari problemi? Non è esattamente così. “Proclamiamo in tutti i modi l’importanza del cloud per la PA, ma gli strumenti per acquistarlo oggi sono molto limitati”, è il rilievo di Meloni. Nel market place di AgID sono certificati e disponibili, ad esempio, centinaia di servizi cloud realizzati da varie aziende, ma ancora non sono integrati con gli strumenti di acquisto Consip, in particolare il MEPA, nonostante questo fosse un obiettivo dichiarato nel piano triennale pubblicato nel luglio 2020. Da almeno due anni si attende inoltre che Consip bandisca l’accordo quadro nazionale per l’acquisizione del SaaS. 

“Tuttavia qualcosa si sta muovendo”, aggiunge Meloni, ricordando che è stato da poco aggiudicato il Lotto1 (che ha come target le Amministrazioni Centrali) dell’accordo quadro ‘Servizi applicativi in ottica cloud’ che vede Dedagroup fra gli aggiudicatari e che dovrebbe consentire la migrazione di applicazioni della PA verso il cloud.

Con Gaia-X, verso la nuvola europea delle Amministrazioni 

Una speranza viene anche dall’iniziativa europea Gaia-X, a cui Dedagroup partecipa fin dalla sua creazione, centrata sulla data strategy e sul cloud a livello europeo. L’attuale Ceo, l’italiano Francesco Bonfiglio, ha recentemente fatto una dichiarazione di intenti molto importante, indicando per Gaia-X l’obiettivo di creare un ecosistema europeo del cloud aperto, basato su un modello distribuito e ortogonale rispetto a quello dei colossi come Google, Amazon, Microsoft. Non si intende tanto opporre una barriera per i grandi provider internazionali, quanto creare un ecosistema in cui ogni attore potrà portare, in un framework di architetture e regole condivise, le soluzioni cloud all’interno dello spazio europeo. “L’insieme di servizi potrà essere sempre più grande, intercettare quote sempre più rilevanti di mercato e creare le condizioni per l’interoperabilità fra i dati delle amministrazioni europee – sottolinea Meloni –. La Ue, nata dall’idea del mercato comune del carbone e dell’acciaio, potrà condividere finalmente anche il mercato dei dati, con un approccio federato”.

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