Il Ministro Brunetta apre FORUM PA: “Quella che stiamo vivendo è una riforma condivisa e voluta dalla gente”

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Si è aperta stamattina la XXII edizione di FORUM PA. Un’edizione tutta incentrata sul “fare rete” come scelta irrinunciabile in un momento di crisi, quando la collaborazione tra pubblica amministrazione, imprese, università, centri di ricerca, cittadini e terzo settore appare sempre più come una scelta obbligata per far ripartire il Paese.

9 Maggio 2011

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Redazione FORUM PA

Articolo FPA

Si è aperta stamattina la XXII edizione di FORUM PA. Un’edizione tutta incentrata sul “fare rete” come scelta irrinunciabile in un momento di crisi, quando la collaborazione tra pubblica amministrazione, imprese, università, centri di ricerca, cittadini e terzo settore appare sempre più come una scelta obbligata per far ripartire il Paese. Proprio sulla riforma come percorso possibile solo con la collaborazione di tutti si è concentrato l’intervento del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione Renato Brunetta al convegno di apertura.

Il ministro infatti – dopo il classico taglio del nastro e un lungo giro tra gli stand per conoscere tutte le novità in mostra e incontrare i rappresentanti di enti e aziende partecipanti – ha fatto il punto su questi tre anni di attività. Cosa è stato portato a casa? Quali sono i “frutti della riforma”, come recitava il titolo del convegno? “I risultati ottenuti – ha sottolineato il ministro Brunetta – non sono frutto del lavoro di una sola persona e neanche di un gruppo. Questo tipo di cambiamento può entrare nella vita quotidiana solo grazie all’interazione della PA con cittadini e imprese che hanno cominciato ad apprezzare i risultati. Il progetto di riforma è diventato un progetto collettivo, per cui anche quando cambierà il governo non si tornerà più indietro”.
“Quello che conta è l’apprezzamento dei cittadini, delle imprese, che hanno diritto a una PA efficiente, trasparente, con la ‘faccia amica’, capace di risolvere i problemi. La mia più grande soddisfazione è vedere che si può cambiare, ma con la consapevolezza che cambiare dipende solo da noi e per farlo bisogna lavorare insieme”. E le resistenze? “Le resistenze che ancora esistono non sono tanto di ordine economico e finanziario, ma sono legate a mentalità, abitudini e anche a situazioni di monopolio e incomunicabilità tra le amministrazioni. Ma le resistenze sono sempre meno. Ad esempio – ha sottolineato il ministro – andrò a trovare uno per uno i 9 tribunali (su 477) che hanno detto no al piano straordinario per la giustizia digitale e vedrò di capire il perché di questa resistenza. E, ancora, se inizialmente solo 34 amministrazioni producevano i dati sull’assenteismo, oggi abbiamo circa 5mila amministrazioni che partecipano volontariamente e ci forniscono i dati ogni mese. Risultato? In 34 mesi abbiamo ridotto l’assenteismo del 33 per cento”.

Sono tre i pilastri della riforma della pubblica amministrazione individuati dal ministro Brunetta, ovvero il decreto 150 che riguarda merito, trasparenza, valutazione, azione collettiva e che, come ha sottolineato il ministro, è in fase di completa implementazione.
Poi la digitalizzazione, ovvero il CAD, la “costituzione digitale del paese” in cui, ha sottolineato il ministro “ci sono tutti gli obblighi, i tempi, i passaggi per cui nell’arco dei prossimi 18 mesi la PA dovrà diventare digitale. È legge, è obbligatorio, ci sono le sanzioni e questo è un passaggio epocale della nostra costituzione materiale” Un esempio per sottolineare l’importanza della digitalizzazione? “Grazie ai certificati medici digitali – sottolinea il ministro – avremo su base annua, articolata per città, per settori, per dimensione d’impresa, la mappa della domanda di salute che viene dal mondo del lavoro dipendente al sistema sanitario. Avremo poi, grazie alla ricetta on line, circa 5 miliardi di euro di risparmi ogni anno”. Anche la scuola e la giustizia sono stati ricordati dal ministro come settori di intervento prioritario: il progetto per il wi-fi nelle scuole prevede per quest’anno l’acquisto delle antenne per 5mila istituti e l’anno prossimo per altri 5mila, con un investimento pubblico di 5 milioni di euro per la prima fase; il progetto prevede il contribuito anche da parte di Regioni, fondazioni e altri enti per consentire una copertura totale. La digitalizzazione della giustizia, invece, “da metà maggio sarà un fenomeno di massa, perché 40 sedi di giustizia al mese riceveranno la strumentazione necessaria per fare notifiche, atti e pagamenti on line, ovvero lo start up per la giustizia digitale. Entro un anno tutti i 477 tribunali (ci metto anche i 9 che hanno dichiarato di non voler aderire) avranno questa dotazione e costringeranno tutti gli avvocati a dotarsi di PEC. Questo riguarderà 20/25milioni di notifiche l’anno che ora vengono consegnate manualmente”.
Infine la semplificazione, che ha trovato nel decreto sviluppo un nuovo impulso di accelerazione per quanto riguarda privacy, norme antincendio, appalti e così via. Un processo di semplificazione che, se si guarda a tutto il piano complessivo di riforme, dovrebbe portare a circa 12 miliardi in meno di costi per le famiglie e le imprese. E’ stato esteso anche agli enti locali il piano ‘Moa’ (Misurazione degli Oneri Amministrativi) che punta a ridurre (misurandolo) il carico burocratico per le imprese. Un processo su cui il ministro ha confermato il suo impegno ad introdurre provvedimenti di semplificazione in tutti i prossimi decreti in fase di approvazione: ad esempio semplificazioni in tema di sicurezza sul lavoro e altre legate allo Small Business Act adottato a livello comunitario.

“Il 2012 – ha concluso il ministro – sarà l’anno della convergenza, in cui si vedranno gli effetti di tutti e tre gli indirizzi”.


 

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