I contest nella PA, scorciatoia o nuovo strumento di partecipazione?

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 C’è un nuovo termine che si sta diffondendo in modo virale tra le pubbliche amministrazioni di tutto il mondo: contest. Wikipedia così descrive il termine: un evento in cui due o più individui o team partecipano in competizione l’un con l’altro, spesso per un premio o per un incentivo. Una semplice gara? Sì ma, per modalità di partecipazione e obiettivi, anche qualcosa di più. Tramite i contest, le amministrazioni si rivolgono all’"intelligenza collettiva”, come direbbe Lévy, per coinvolgere il pubblico nella definizione di idee, di soluzioni e di proposte per meglio governare la cosa pubblica. Vediamo insieme alcune iniziative.

19 Luglio 2011

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Gianni Dominici

C’è un nuovo termine che si sta diffondendo in modo virale tra le pubbliche amministrazioni di tutto il mondo: contest. Wikipedia così descrive il termine: un evento in cui due o più individui o team partecipano in competizione l’uno con l’altro, spesso per un premio o per un incentivo. Una semplice gara? Sì ma, per modalità di partecipazione e obiettivi, anche qualcosa di più. Tramite i contest le amministrazioni si rivolgono all’"intelligenza collettiva”, come direbbe Lévy, per coinvolgere il pubblico nella definizione di idee, di soluzioni e di proposte per meglio governare la cosa pubblica. Vediamo insieme alcune iniziative.

Le prime organizzazioni a ricorrere al meccanismo del contest sono state, come a volte accade, le aziende private. E cosi Salesforce, azienda che offre servizi di cloud computing, ha lanciato il portale IdeaExchange, una piattaforma tramite la quale i consumatori possono suggerire nuovi prodotti o miglioramenti dei servizi esistenti e interagire con l’azienda e con gli altri clienti. Un’esperienza simile l’ha lanciata Dell Computers con il suo Ideastorm, attraverso cui gli utenti possono partecipare allo sviluppo di nuovi modelli pubblicando idee e suggerimenti. 

Ma, come dicevamo, anche la Pubblica Amministrazione ha ben presto fatto proprio il metodo, dando vita ad un ricco patrimonio di iniziative. Tra i primi, il governo del Stati Uniti. Nel 2009, all’indomani della nota iniziativa del presidente Obama "Memorandum on Transparency and Open Government" per un governo più trasparente, partecipativo e collaborativo, il contest fu l’occasione per raccogliere idee e suggerimenti da parte dei cittadini tutti. Proprio grazie al successo dell’iniziativa, al primo contest ne sono seguiti degli altri. E così con Openostop il Governo ha raccolto idee per realizzare l’Open Government Plan. Con l’iniziativa SAVE (Securing Americans’ Value and Efficiency) il Governo si è invece rivolto ai dipendenti pubblici per raccogliere idee per favorire il risparmio nella spesa pubblica e migliorare l’efficienza. Il ricorso alla raccolta di idee viene utilizzato anche per arricchire il dibattito su temi ed iniziative specifiche. E’ il caso di Broadband.gov, usato dal Governo degli Stati Uniti per sostenere un approccio partecipato alla realizzazione del piano di sviluppo della banda larga del Paese, così come di GrassRoots, lanciato con l’obiettivo di raccogliere suggerimenti per la realizzazione della Green Agenda.

Lo strumento dei contest trova applicazione, anzi forse è la dimensione più propria, anche a livello urbano. La città di New York, non a caso da quando Goldsmith ne è diventato il vicesindaco, ha lanciato diversi contest pubblici. Ce ne siamo più volte occupati sul nostro portale. Cito, tra le diverse iniziative, Change By Us e Simplicity Idea Market, particolarmente interessanti per i metodi adottati e per gli obiettivi prefissati. Degna di nota anche l’iniziativa della più piccola città di Austin che con Open Austin si rivolge ai cittadini per raccogliere idee per migliorare il proprio sito internet risparmiando anche sui costi.

Ma non solo gli Stati Uniti si stanno muovendo in questo campo. Il governo della Repubblica Ceca ha addirittura redatto un manuale (in inglese) dal titolo “How to organize a best public partecipation project contest for public”.

E in Italia? Non ci crederete, ma sono diverse le iniziative in corso.
Tra i soggetti pubblici il consiglio regionale del Veneto ha fatto da apripista con un’iniziativa finalizzata a realizzare una campagna di comunicazione per il progetto di E-democracy. Il Comune di Torino con il suo Open Data Contest si è rivolto alla comunità degli sviluppatori per individuare le migliori applicazioni che usassero i dati messi a disposizione e resi pubblici dall’amministrazione comunale. La Regione Emilia Romagna con Ideamocracy ha raccolto in poco più di un mese 65 idee per lo sviluppo di applicazioni web o mobile finalizzate a migliorare la partecipazione dei cittadini alle politiche pubbliche.
Dal livello locale a quello nazionale: con 1252 proposte si è appena concluso il contest del Ministero per la pubblica amministrazione e l’innovazione per raccogliere le migliori idee per la campagna di comunicazione sulle iniziative di riforma della PA avviate in questi tre anni di mandato, mentre è ancora in corso quello lanciato da Italia Lavoro e dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali per la creazione di una campagna di comunicazione sui Buoni Lavoro. Innovativo per il nostro Paese è invece Apps4Italy lanciato grazie alla collaborazione di una serie di soggetti pubblici, privati e del non profit per promuovere applicazioni che utilizzino dati pubblici.

Dal punto di vista operativo, le diverse iniziative citate usano internet quale ambiente esclusivo di raccolta e gestione delle proposte tramite specifiche piattaforme commerciali o soluzioni ad hoc realizzate per l’occasione. Tra le piattaforme commerciali la più diffusa è sicuramente Ideascale, che ha una specifica politica di prezzi ed offerte per la pubblica amministrazione. Altre piattaforme generaliste interessanti sono BubbleIdeas (più orientata alle aziende) e UserVoice, anch’essa invece con specifiche offerte per la PA (e infatti utilizzata dalla città di Vancouver per una sua iniziativa). Accanto alle piattaforme generiche, soprattutto utilizzate per raccogliere idee e suggerimenti, esistono poi piattaforme specializzate per contest specialistici. E’ il caso dell’Italiana Zooppa utilizzata per le campagne di comunicazione. 

Ma aldilà delle diverse soluzioni tecniche alcuni principi sono comuni a tutte le soluzioni:

  • Il coinvolgimento estensivo del pubblico di riferimento. I diversi contest prevedono non solo la raccolta di contributi ma anche di valutazioni e rating dei contributi stessi da parte dei partecipanti. Il pubblico a cui è rivolto il contest ha la possibilità di votare le idee o i contribut,i partecipando quindi alla selezione stessa delle idee migliori.
  • La dimensione non solo funzionale (raccolta di contributi) ma anche strumentale dei contest. Il contest diventa un formidabile strumento di comunicazione per l’ente che lo utilizza grazie alle capacità virali di internet. Ciascun contributo presentato in un contest può essere reindirizzato sui diversi social media (facebbok e twitter per primi) generando attenzione sul tema trattato. Nel valutare un contest, quindi, il primo riferimento è alla quantità e alla qualità dei contributi raccolti ma anche alla comunicazione che è stato in grado di generare.
  • I contest devono comunque prevedere un meccanismo premiale che può essere in denaro, in prodotti (spesso offerti da sponsor), in incarichi professionali.

Per concludere due riflessioni di natura più politica.

Dal punto di vista politico non ci sono dubbi che i contest possono essere iniziative in grado di supportare la partecipazione civica nella creazione di valore pubblico. I contest rivolti ai dipendenti pubblici possono rafforzare il senso di identità e aiutare i governanti ad individuare cortocircuiti o raccogliere idee di coloro che sono impegnati quotidianamente a far funzionare un’organizzazione. I contest rivolti al pubblico in generale, nello stesso modo, possono aiutare a creare un rapporto di maggiore fiducia con i cittadini così come promuovere un approccio bottom up nella definizione di priorità e delle relative politiche pubbliche. I contest, infine, per prodotti e soluzioni hanno la capacità di far emergere soluzioni particolarmente creative a fronte, spesso, anche di un risparmio da parte dell’ente pubblico che dovrebbe al suo interno attivare procedure molto più dispendiose per raggiungere almeno gli stessi risultati.

I rischi, come in tutte le innovazioni, ci sono. In termini partecipativi il rischio è di creare una scorciatoia, tramite le nuove tecnologie, nel rapporto cittadino-ente che esclude tutti coloro, e non sono pochi, che non hanno accesso per diversi motivi agli strumenti telematici. In termini economici il rischio, soprattutto per i contest per prodotti e soluzioni, è che, piuttosto che essere un’occasione per l’emersione di nuove professionalità ed idee, i contest vadano a sostenere quella cultura dell’amatore fatta di buoni propositi ma anche di improvvisazione a discapito proprio delle professionalità consolidate o emergenti.

Come per tutte le tecnologie emergenti si tratta di gestirne i rischi per sfruttarne al massimo le potenzialità.

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