Quali prospettive per l’attuazione della Strategia Energetica Nazionale?

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È importante che il modello partecipativo tra istituzioni e azienda, sperimentato nel processo di redazione e approvazione della SEN, venga ora applicato sulle linee di azioni enunciate nella strategia e che ora andranno sviluppate: questa una delle raccomandazioni emersa durante FORUM PA 2018 e ora riportata nel libro bianco dell’Innovazione, da oggi in consultazione pubblica

28 Giugno 2018

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Patrizia Fortunato

Protagonista indiscussa dello sviluppo del Paese da qui ai prossimi anni, insieme al Piano nazionale Industria 4.0, è la Strategia Energetica Nazionale, vagliata a novembre dello scorso anno dal ministro dello Sviluppo economico e dal ministro dell’Ambiente. Non è possibile una pubblica amministrazione che nelle proprie azioni non tenga conto di quelli che sono i macro obiettivi qualitativi della SEN: migliorare la competitività, attraverso la riduzione del gap del prezzo dell’energia rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea; migliorare la sicurezza e l’affidabilità del sistema nel fornire energia ai cittadini e alle imprese; migliorare la qualità ambientale attraverso il potenziamento delle Infrastrutture energetiche, la decarbonizzazione del sistema, la produzione di biocarburante per la mobilità sostenibile (sotto questo aspetto rilevante è il decreto interministeriale del 2 marzo scorso sull’uso del biometano nel settore dei trasporti).

Quello che si intende fare è andare oltre gli obiettivi ambientali Europei 2030, segnare il processo di transizione verso gli obiettivi sfidanti della COP21 e della Roadmap 2050. Andare dunque verso scenari sostenibili; puntare sulla riduzione delle emissioni di CO2 sia nell’industria pesante, nel comparto ETS (Emissions Trading system), che nell’edilizia residenziale, nei trasporti e nell’agricoltura; promuovere l’uso intelligente dell’energia. Punto cardine della SEN è proprio lo sviluppo del mercato dell’efficienza energetica, con maggiori occasioni per le filiere produttive innovative e maggiori investimenti (indirizzati alle misure di efficienza energetica 110 miliardi su un valore complessivo di 175 miliardi su tutto il sistema: 30 miliardi per reti e infrastrutture e 35 miliardi per fonti rinnovabili).

Ciò detto, passiamo in rassegna gli indicatori di monitoraggio che traducono questi obiettivi qualitativi. Li ha illustrati Giovanni Perrella del Ministero dello Sviluppo economico durante il convegno “Un’alleanza tra istituzioni ed aziende per la Strategia Energetica Nazionale”, tenutosi lo scorso 23 maggio a FORUM PA 2018.

I principali indicatori riguardano la percentuale di energie rinnovabili. L’Italia ha superato gli obiettivi al 2020 per quanto riguarda l’indicatore che misura la percentuale di tutti i consumi di energia – nei tre settori elettrico, termico e dei trasporti – coperti da fonti rinnovabili: l’obiettivo era del 17%, intanto al 2015 eravamo già al 17,5%. Lo scenario tendenziale mostrava che al 2030 saremmo arrivati a un consumo totale del 22%, mentre la SEN definisce un obiettivo del 28%, di 1 punto percentuale oltre quello richiesto dal target europeo nel momento in cui la strategia è stata redatta (2017).

Un altro indicatore importante è la quota di elettricità prodotta da rinnovabili. Al 2015 eravamo al 33,5%, nel tendenziale si prevedeva che saremmo arrivati al 38%, mentre la SEN punta al 55% nel 2030. Un target ambizioso, che permetterebbe di favorire politiche energetiche proiettate verso una elettrificazione, come ha anche fatto notare Guido Bortoni dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente – ARERA.

Quali le prospettive e le raccomandazioni per l’attuazione della Strategia Energetica Nazionale?

Ora che è stata approvata la SEN; ora che è stata istituita la Cabina di regia coordinata da MISE e MATTM con MEF, MIT e MIBACT, Regioni per favorire l’attuazione coordinata della SEN e il monitoraggio periodico dei risultati; ora che è in corso un confronto con la Commissione Europea per valutare l’impatto delle misure previste nella SEN e l’elaborazione del Piano energia clima – PEC – da presentare alla Commissione a fine 2018; è importante che il modello partecipativo tra istituzioni e azienda, sperimentato nel processo di redazione e approvazione della SEN – 2 audizioni parlamentari, workshop, 40 incontri con gli stakeholder, oltre un migliaio di contributi alla consultazione pubblica, 250 soggetti coinvolti tra associazioni, imprese, enti territoriali e università – venga applicato alle fasi successive enunciate nella strategia. È questa una delle prime raccomandazioni confluite all’interno del libro bianco dell’Innovazione, da oggi in consultazione pubblica.

Altro soggetto da coinvolgere sono i cittadini che stanno manifestando in modo sempre più importante l’istanza di partecipazione, a evidenziarlo Andrea Péruzy di Acquirente Unico. Mentre i cittadini si organizzano in comunità energetiche e ne riconosciamo l’identità, è opportuno rilanciare il ruolo dell’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente, nel guidare questo processo, determinarne indirizzi e regole.

Dall’incontro è emersa un’altra raccomandazione quella di mantenere il focus sulla sostenibilità ambientale. Tre i livelli di sostenibilità evidenziati da Alessandro Carettoni della Direzione Generale per il Clima e l’Energia del Ministero dell’Ambiente.

  1. Economico competitiva. Le politiche energetiche ambientali devono essere portate avanti assicurando che le misure messe in campo non abbiano un peso economico in termini di finanza pubblica o di parafiscalità, nella forma di trasferimento in bolletta dell’energia. Strumenti, dunque, che devono essere particolarmente raffinati e tali da essere sostenibili sul piano economico: e quindi strumenti abilitanti, attenzione ad assegnare quei pochi incentivi che si assegnano, secondo regole di competitività
  2. Infrastrutturale. È necessario integrare la sostenibilità del sistema. Per esempio, la compatibilità del sistema della rete elettrica può significare sistemi di accumulo da potenziare con l’immissione in rete delle fonti elettriche intermittenti.
  3. Ambientale. Le politiche ambientali devono essere ambientalmente sostenibili. Fare fonti rinnovabili significa portare avanti le fonti cosiddette minori; per esempio, se si punta sull’eolico si rischia di avere un problema di compatibilità con la tutela del paesaggio. È necessario, dunque, individuare regole chiare che consentano lo sviluppo coordinato e migliorativo.

Tanti sono stati gli spunti emersi durante l’incontro, con il contributo anche di Federico Testa di Enea, Francesco Manna di Eni, Antonella Galdi di ANCI, Stefano Laporta di ISPRA. Per un approfondimento si rimanda agli atti pubblicati on line e si invita la community a commentare le raccomandazioni cliccando qui (senza dimenticare di leggere prime le indicazioni su come partecipare).

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