Le città del post-emergenza e il digitale per la resilienza

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Ripensare completamente, e rapidamente, il modo in cui si lavora, si consuma e si produce. È quanto l’attuale pandemia sta chiedendo alle nostre città ed è quello che si dovrà continuare a fare anche una volta finita l’emergenza. Il digitale ha un ruolo centrale, a partire dallo smart working per arrivare all’offerta culturale e alla partecipazione civica

14 Maggio 2020

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Simone d'Antonio

Area Studi e Ricerche ANCI

Photo by Chris Barbalis on Unsplash - https://unsplash.com/photos/ZOPfX_KlURk

Le città sono i luoghi in cui nei prossimi mesi sarà possibile vincere le sfide di rilancio economico poste da una pandemia che si è diffusa e ha manifestato i suoi effetti più devastanti proprio nei contesti urbani. Ora più che mai le città stanno affermandosi come luoghi di sperimentazione di soluzioni che si adattano all’evoluzione dello scenario di contagio, costringendo amministrazioni locali, settore privato e comunità locali a ripensare spazi e funzioni urbane con interventi temporanei in grado, però, di avere conseguenze sul medio e lungo periodo. Non si tratta solo di sperimentare forme di urbanismo tattico per garantire il distanziamento sociale in modo accettabile per i cittadini e spingendoli gentilmente verso comportamenti migliori: si tratta invece di ripensare completamente, e rapidamente, il modo in cui si lavora, si consuma e si produce.

Il lavoro nelle città nel dopo-emergenza: smart working e commercio online

Le infrastrutture digitali stanno svolgendo un ruolo inaspettatamente potente, soprattutto per la rapidità con cui remote working e commercio online (non solo su grandi piattaforme, ma anche di vicinato) sono diventati parte della nostra esperienza quotidiana di vita. Se è vero che finora il digitale ha accompagnato una riconversione di servizi e funzioni basandosi più su una trasposizione online dell’esistente pre-crisi che su un redesign totale dell’offerta, quanto sta accadendo in queste settimane premia soprattutto chi ha da tempo investito su servizi efficaci e disegnati per essere usufruiti a distanza.

Le amministrazioni locali che già in passato praticavano lo smart working si sono rivelate le più efficaci nell’estenderlo ad un numero sempre più ampio di dipendenti e saranno le più rapide nel promuovere una coesistenza tra lavoro ed erogazione di servizi a distanza e in presenza nei prossimi anni. Forse è ancora troppo presto per dire che il lavoro in ufficio diventerà un lusso nell’immediato futuro, come affermato da numerosi analisti internazionali, ma è certo che la diminuzione degli spostamenti casa-lavoro accelererà la creazione delle condizioni per realizzare in maniera più diffusa i principi della “città del quarto d’ora” e dei “territori della mezz’ora” che dal dibattito degli ultimi anni in Francia hanno posto di nuovo l’attenzione sulla prossimità come elemento decisivo per la qualità della vita in aree sia urbane che periferiche.

Il digitale come alleato per il rilancio dei servizi culturali

L’esperienza vissuta collettivamente negli ultimi mesi ci conferma la stanchezza verso l’utilizzo eccessivo di piattaforme di videoconferenza o di diretta sui social, che però non saranno completamente abbandonate quando si potrà tornare a realizzare eventi in presenza, ma potranno servire per connetterci con mondi e contenuti capaci di diventare immediatamente più accessibili: il programma di eventi online R-Innovare la Città della Fondazione Innovazione Urbana di Bologna, che ha coinvolto speaker anche da Oltreoceano, è un ottimo esempio di diversificazione dei contenuti culturali resi disponibili attraverso le piattaforme digitali per pubblici specifici.

Lo stesso vale per i cinema d’essai, che in Friuli hanno reinventato programmazione e modalità di fruizione attraverso la piattaforma Adessocinema, con un programma di film on demand legati al territorio: il canale digitale che si sostituisce temporaneamente all’esperienza in sala ma che in occasione di rassegne (con film dedicati a nicchie specifiche di appassionati, come quelli delle sezioni collaterali dei festival internazionali) o appuntamenti tematici può continuare ad avere vita propria sul digitale.

Valorizzare la partecipazione civica: una sfida per le città

Anche sul fronte della partecipazione civica, il digitale sta consentendo di proseguire processi di coinvolgimento che il distanziamento sociale avrebbe potenzialmente bloccato o rallentato, utilizzando formule come il questionario “Reggio come stai?” lanciato da Reggio Emilia o l’azione online delle Reti Civiche Urbane di Bari e del Local Group dell’Urban Center di Siracusa, o la consultazione pubblica online del nuovo piano della mobilità di Milano.

Incrociare la domanda di impegno e partecipazione che emerge dal territorio in un momento in cui tante energie civiche sono emerse con forza rappresenta forse una delle sfide più ambiziose che le città hanno davanti sul fronte digital, molto spesso attraverso l’impegno diretto dei sindaci che in piccoli e grandi comuni hanno sperimentato in maniera massiva forme dirette di comunicazione pubblica, che in futuro potranno servire non soltanto per rassicurare i cittadini in caso di emergenza, ma per fare comunità e interazione in modo completamente nuovo.

Al FORUM PA digitale di luglio in programma l’evento “Città resilienti” (9 luglio, 2020 ore 14:00 – 15:30)

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