Castellani: “Eidas aiuterà le Regioni a essere hub tecnologico sul territorio”

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Dal punto di vista tecnologico le regole UE non modificano l’intero scenario, bensì molte di queste possono considerarsi un’evoluzione delle precedenti, come ad esempio i formati di firma elettronica avanzata (CAdES, PaDES e XadES) ed il Legislatore italiano sta modificando il CAD per coordinarlo con le Regole comunitarie

30 Giugno 2016

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Laura Castellani, coordinatrice tecnica "Cittadinanza Digitale" per la Commissione speciale Agenda Digitale delle regioni/Direzione Generale Organizzazione e Sistema Informativo, Regione Toscana

Il primo luglio 2016 entra in fase operativa il percorso che porterà a fine settembre 2018 l’effettivo mutuo riconoscimento transfrontaliero dei sistemi di identificazione elettronica dei vari Stati membri tramite la messa in esercizio del del nodo eIDAS. Il nodo costituisce il punto di connessione facente parte di un’architettura di interoperabilità dell’identificazione elettronica, realizzato in conformità con il Regolamento di esecuzione.

Il sostanzioso regolamento (ben 52 articoli) eIDAS è già norma, comune a tutti gli stati membri e, per la prima volta nel mondo del digitale, senza la necessità di una legge di recepimento.

Dal punto di vista tecnologico le regole UE non modificano l’intero scenario, bensì molte di queste possono considerarsi un’evoluzione delle precedenti, come ad esempio i formati di firma elettronica avanzata (CAdES, PaDES e XadES) ed il Legislatore italiano sta modificando il CAD per coordinarlo con le Regole comunitarie in termini di definizioni e regole che contraddirebbero quelle europee. Sono oggetto di modifiche anche le Regole Tecniche: le Regole Tecniche nazionali che scaturiscono dal CAD solo oltre 50. Le Regole UE tolgono il potere della regolamentazione tecnica agli enti nazionali e la spostano sugli enti di standardizzazione (ETSI e CEN).

Ma queste modifiche, per quanto importanti, non sono il solo importante impatto dell’applicazione del regolamento Europeo, ad avviso di chi scrive un impatto principale deriva dalla la nascita di un mercato unico europeo di fornitori di servizi fiduciari e soprattutto dalla potenzialità di ampliamento dell’utenza per servizi on line della pubblica amministrazione e del mondo privato che da prettamente nazionale si amplia ad un ambito europeo.

Sul fronte di fornitori di servizi del “mercato unico digitale” l’Italia ha grandi potenzialità in quanto già oggi ben 39 organismi principalmente privati sono fornitori di servizi fiduciari a fronte di 251 servizi fiduciari offerti mentre la Germania ha un numero minore di organismi (14) pur offrendo un numero maggiori si servizi fiduciari. (fonte )

L’uniformità della normativa crea un mercato unico e sempre più competitivo. Il mercato italiano dei servizi fiduciari è il più importante tra i 28 Stati membri (compresa la PEC e la conservazione digitale) e seppure si moltiplica la concorrenza, il know-how nazionale ha un vantaggio competitivo che può essere speso adeguatamente all’estero. Se si pensa a come un cittadino di uno stato membro potrà sottoscrivere a distanza un contratto utilizzando le proprie credenziali ottenute nello stato ove risiede è immediato immaginare un’apertura del canale digitale del mercato per le PMI del nostro territorio.

Purtroppo l’Italia fa anche parte del gruppo di paesi che stanno recuperando il ritardo nella digitalizzazione, in particola modo soffre di assenza di competenze digitali diffuse, assenza che ha portato un notevole ritardo nell’uso di degli strumenti digitali da parte delle PMI per promuovere i propri prodotti e servizi e quindi per aprire la platea di clienti al mercato stesso.

Altro aspetto importante è il potenziale ancora non pienamente espresso dal nostro territorio: infatti il sistema Italia, sebbene le sue prestazioni siano ancora inferiori a quelle dell’UE nel suo insieme, nell’ultimo anno ha registrato rapidi progressi e si è avvicinata alla media dell’UE. Le prestazioni dell’Italia sono tuttavia ancora inferiori alla media del gruppo di paesi in fase di recupero e quindi, occorre cogliere l’occasione offerta come acceleratore per tutto il sistema.

E’ quindi anche sul piano dell’utilizzo non solo nel mondo della pubblica amministrazione, bensì (e soprattutto) nel mondo dei servizi privati che sarà possibile trarre vantaggi dall’unificazione (o meglio dall’interoperabilità) dei sistemi di identificazione a livello europeo.

In questo scenario complesso occorre che tutta la pubblica amministrazione agisca in modo sinergico ed eventualmente anche sussidiario. Le Regioni hanno una dimensione intermedia tra gli Enti locali e le pubbliche amministrazioni centrali, dimensione che permette di realizzare velocemente piattaforme e infrastrutture oltre che essere di supporto per gli enti che offrono servizi.

Ed è proprio in quest’ottica che le Regioni possono essere facilitatore per aiutare gli Enti del territorio e poi i privati del territorio ad utilizzare il digitale come canale di contatto per gli utenti e i futuri clienti. Il ruolo che le Regioni si sono già proposte di ricoprire è quello di “hub tecnologico sul territorio”. Nella nostra visione un “hub tecnologico” dovrebbe fornire al proprio territorio infrastrutture e piattaforme integrate con quelle nazionali che facilitino gli Enti nell’erogazione di servizi efficienti ed efficaci a cittadini ed imprese.

Ne sono esempi le piattaforme regionali integrate con il sistema nazionale PagoPA e con il sistema di identità SPID che è sistema immediatamente impattato dalla normativa eIDAS e che permettono quindi il recepimento immediato della nuova normativa.

In particolare nel dispiegamento di Spid assistiamo al fatto che l’autenticazione e l’identificazione del cittadino è a carico della piattaforma di autenticazione e accesso regionale , adeguando l’infrastruttura regionale a SPID implicitamente si adeguano tutti i servizi collegati e quindi si anticipano le azioni previste dal regolamento eIDAS.

Come attori dell’innovazione digitale che operano nelle regioni abbiamo scelto la nostra strategia per i prossimi due anni: rafforzare ancora di più la collaborazione con le altre amministrazioni del territorio a cui offriamo fin da subito la nostra collaborazione, di essere partner del livello centrale con la missione di facilitare il cambiamento nei vari territori e quindi di portare il contributo dei livelli regionali affinché ci sia un recupero concreto e misurabile rispetto agli altri stati membri.

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