Chip o non chip: perché la questione CNS è un’occasione per parlare di semplificazione

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L’assenza del chip sulla CNS, di cui tanto si è parlato nelle scorse settimane, potrebbe essere letta non come un problema ma come l’inizio di un percorso di razionalizzazione degli strumenti di autenticazione e firma resi disponibili dalla PA. La parola chiave è ancora una volta “interoperabilità”, la strada migliore oltre che per semplificare i servizi, anche per semplificare gli strumenti presenti nel portafoglio di ogni cittadino

21 Settembre 2022

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Andrea Tironi

M

Giovanni Manca

Consulente ICT (Transizione Digitale)

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Nelle scorse settimane si è parlato molto dell’assenza del chip sulla CNS. In questo articolo vogliamo capire se è davvero un problema ed estendere il ragionamento ad altre “tessere della PA” o identità che abbiamo a disposizione per cercare di razionalizzare al meglio ragionamento e strumenti.

TS-CNS

La Tessera Sanitaria è il documento personale che ha sostituito il tesserino plastificato del codice fiscale; viene rilasciata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze a tutti i cittadini aventi diritto alle prestazioni fornite dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). A partire dal 2011, la Tessera Sanitaria è sostituita dalla Tessera Sanitaria-Carta Nazionale dei Servizi (TS-CNS), dotata di microchip.

La nuova versione della Tessera Sanitaria rappresenta l’evoluzione tecnologica della Tessera “TS” (senza chip, che vale come Tessera Sanitaria, Tessera Europea di Assicurazione Malattia e Codice Fiscale), in quanto, oltre ai servizi sanitari normalmente fruibili con la TS, permette anche l’accesso ai servizi offerti in rete dalla Pubblica Amministrazione, in assoluta sicurezza e nel rispetto della privacy.

Infatti, grazie al chip prende la funzione di Carta Nazionale dei Servizi aggiungendo due importanti funzionalità: un Certificato di autenticazione per i servizi telematici delle Pubbliche Amministrazioni e un Certificato di firma digitale (opzionale).

SPID e CIE VS CNS

Quando tutto questo è stato previsto, nel 2011, erano assenti SPID e CIE.

Ad oggi SPID permette di effettuare l’accesso ai servizi telematici della pubblica amministrazione e di effettuare una firma SPID ex-articolo 20 del CAD, reso disponibile al momento da solo uno dei 9 Identity Provider che forniscono SPID sotto l’egida di AgID. SPID è immateriale (non esiste un tesserino SPID).

CIE (Carta d’identità Elettronica), dal canto suo, emessa dal Ministero dell’Interno, è una tesserina plastificata e possiede un chip. CIE si utilizzata come documento di riconoscimento fisico, come accesso ai servizi telematici della pubblica amministrazione e come strumento di firma (FEA), come la CNS.

Quindi come possiamo vedere c’è una discreta sovrapposizione di funzionalità, tanto è vero che in molti nel tempo si sono chiesti se aveva senso ancora tenerle tutte, e taluni hanno pensato che togliere il chip alla TS-CNS fosse una scelta più che una mancanza di chip, per iniziare una razionalizzazione degli strumenti e funzioni.

Riassumiamo in una piccola tabella:

Con la diffusione di SPID e CIE, il valore della TS-CNS si è ridotto e quindi l’eliminazione del chip riportando a semplice TS potrebbe anche essere compensato dalla diffusione della CIE (che presenta funzionalità equiparabili).

Estensione del ragionamento

Guardando il portafoglio (in futuro wallet) che ha in tasca un cittadino, si nota la presenza di:

  • 1 o più SPID
  • 1 CIE
  • 1 TS (o 1 TS-CNS)
  • 1 Patente

Viene naturale pensare: perché? Queste informazioni non potrebbero essere, una volta che mi sono autenticato su un sistema con CIE o una identità digitale, dedotte da basi di dati distribuite presenti nella PA?

I quattro enti di emissione (SPID – IDP – AGID, CIE – Poligrafico e Zecca dello Stato – Ministero Interno, TS-CNS Ministero Economia e Finanze, Patente Motorizzazione) non potrebbero accordarsi per evitare questa sovrapposizione e numero di oggetti fisici per il cittadino, per l’ambiente, per la semplificazione?

Probabilmente la risposta c’è: si chiamerà in futuro “maggiore interoperabilità” e fa riferimento sia ai concetti di Attribute Authority e Gestori di Attributi qualificati.

Ovvero: il modello SPID prevede che una serie di attributi siano inviate dal sistema SPID quando un cittadino si autentica ad un servizio.

È come se il servizio a cui mi autentico, una volta verificata la mia identità grazie al sistema SPID, possa poi ricevere informazioni su di me (esempio: la mia email).

Il Sistema SPID ad oggi non può inviare informazioni sulla posizione sanitaria, oppure sulla patente.

È quindi necessario che rispettivamente il Ministero dell’Economia e Finanze e la Motorizzazione civile permettano di integrare con loro attributi specifici, il mio profilo digitale, per completarlo con queste informazioni.

In tale modo con un’identità digitale unica, potrebbe essere possibile avere più “fornitori” di informazioni, una volta che mi sono autenticato al sistema SPID, migliorando il livello di dettaglio del mio profilo per assolvere all’esigenza specifica.

Ovvero:

  1. richiedo un servizio
  2. il sistema SPID mi autentica
  3. grazie all’autenticazione (molto semplificando) il servizio conosce la mia email
  4. il servizio ha bisogno di sapere se ho copertura sanitaria: lo chiede al Ministero Economia e Finanze sfruttando il sistema SPID degli attributi distribuiti
  5. il servizio ha bisogno di sapere se ho la patente (ipotizziamo dei mezzi pesanti per un concorso pubblico): lo chiede alla Motorizzazione sfruttando il sistema SPID degli attributi distribuiti.

Conclusioni

La perdita del chip sulla CNS potrebbe anche essere vista come l’inizio di un percorso di razionalizzazione degli strumenti di autenticazione e firma resi disponibili dalla pubblica amministrazione, migliorando la comprensione da parte del cittadino e la distribuzione delle informazioni tra PA. L’interoperabilità sembra la strada migliore oltre che per semplificare i servizi, anche per semplificare gli strumenti presenti nel portafoglio di ogni cittadino.

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