I servizi Spid che servirebbero ai notai (e che ancora mancano)

Home PA Digitale Servizi Digitali I servizi Spid che servirebbero ai notai (e che ancora mancano)

L’istituzione del sistema SPID ha aperto scenari interessanti per molti settori professionali. Perché allora stenta ancora a decollare e come fare per recuperare il tempo perduto? Occorre prima partire dalla creazione di nuovi servizi e offrire nuove opportunità per attrarre nuovi investimenti. Come dimostra il caso dei notai

23 Novembre 2016

M

Michele Manente, componente Commissione Informatica del Consiglio Nazionale del Notariato

L’istituzione del sistema SPID ha senza dubbio aperto scenari interessanti per i professionisti. In tale prospettiva, molti operatori si sono interrogati circa il loro possibile ruolo nel sistema SPID. Tra questi, anche il Notariato Italiano, da sempre attento alle innovazioni tecnologiche al servizio del cittadino.

E’ apparso subito chiaro che il Notariato, in quanto ordine professionale, sarà certamente chiamato a partecipare al progetto SPID in qualità di Gestore di attributi qualificati, e ciò nel momento in cui sarà chiamato ad attestare la qualifica professionale in capo ai propri iscritti a loro volta se ed in quanto dotati di identità SPID.

Tuttavia ciò non significa che il Notariato non possa anche proporsi come ulteriore attore nel panorama SPID, vuoi come Gestore dell’Identità digitale, vuoi come Fornitore di Servizi tramite SPID.

A tal fine, fin da subito Notartel S.p.A. (società nata nel 1997 per iniziativa del Consiglio Nazionale del Notariato e della Cassa Nazionale del Notariato, con l’obiettivo di realizzare e gestire servizi informatici e telematici per i notai italiani) ha provveduto a portare il proprio capitale sociale all’importo di Euro 5.000.000,00 inizialmente richiesti dalla normativa per poter assumere il ruolo di Gestori dell’identità digitale (ancorché tale capitale sociale minimo non sia più oggi un requisito, in quanto annullato il 24 marzo 2016 da una sentenza del Consiglio di Stato).

Nonostante un iniziale entusiasmo, tuttavia, in questi primi anni lo sviluppo del sistema SPID si è dimostrato più lento del previsto, tanto che ad oggi il progetto stenta ad abbandonare la prima fase (consistente nell’accesso ai servizi della pubblica amministrazione unicamente attraverso gli attributi identificativi) e prematuro sembra oggi spingerlo nella seconda fase (quella nella quale l’accesso a servizi ancor più evoluti richiederà la verifica anche degli attributi qualificati).

In verità molti ritengono che questa timida accoglienza nei confronti di SPID, di un sistema cioè (sulla carta) potenzialmente innovativo, rappresenti per molti operatori una perdita di opportunità; non ultimi gli Istituti Bancari, che trarrebbero – secondo alcuni – da SPID numerosi vantaggi.

Ma allora, perché il sistema SPID stenta ancora a decollare?

Sicuramente ciò dovuto a molteplici fattori, ma il principale va ricercato nel fatto che il sistema SPID giunge in un momento nel quale i principali soggetti che avrebbero potuto trarne i maggiori vantaggi hanno in realtà già da molto tempo dovuto “fare senza”.

Da decenni, ad esempio, gli Istituti Bancari offrono servizi online, seguendo un trend che spinge sempre più verso simili forme di contatto con la clientela.

Lo stesso Notariato Italiano, analogamente, dalla fine degli anni ‘90 offre servizi ai notai attraverso la RUN (Rete Unitaria del Notariato) consistente in una piattaforma web che collega i singoli notai e numerosi Servizi e Pubbliche Amministrazioni.

Come hanno fatto finora senza SPID?

Ciascun operatore ha dovuto inevitabilmente implementare proprie soluzioni, quali ad esempio il sistema I.A.M. (Identity and Access Management) sviluppato su piattaforma IBM dal Notariato Italiano.

Ciò, in pratica, significa che quei soggetti che avrebbero potuto trarre i maggiori vantaggi da un sistema come SPID, in realtà già da molti anni hanno dovuto implementare soluzioni alternative, indirizzando i relativi investimenti ma soprattutto sostenendo i relativi costi.

Non si tratta quindi unicamente di un problema “temporale”: il fatto che SPID giunga oggi in un panorama già occupato da altre soluzioni “simili” implica inevitabilmente il fatto che la sua adozione rischia, per molti, di risultare una scelta antieconomica ove ciò comporti l’abbandono di sistemi sui quali si è già investito molto tempo e denaro.

Sarà allora SPID in grado di recuperare il tempo perduto e superare le suddette difficoltà e reticenze?

Forse, ma vi riuscirà solo se saprà cambiare completamente l’approccio.

Fino ad oggi il business model è stato quello di offrire la piattaforma, nella speranza che i vari operatori decidessero più o meno volontariamente di erogare i servizi esistenti tramite essa.

Ma ciò economicamente non regge, ed occorre quindi invertire la prospettiva.

Occorre prima partire dalla creazione di nuovi servizi, ed allora – solo così facendo – sarà possibile immaginare che gli operatori economici interessati possano valutare l’idea di erogare tali nuovi servizi tramite SPID.

Da anni, ad esempio, si discute in Parlamento della necessità di snellire l’apparato burocratico ed alleggerire il carico della Giustizia anche mediante attribuzione di tali compiti ad altri soggetti istituzionali, primo tra tutti il Notariato Italiano.

Ebbene, mi pare evidente che se ciò si dovesse tradurre in nuove modalità di erogazione di servizi (si pensi ad nuove gestioni del Registro delle Successioni, della Volontaria Giurisdizione, dei procedimenti d’ingiunzione) la loro creazione potrebbe passare attraverso l’uso del sistema SPID.

Solo offrendo nuove (e non vecchie) opportunità, SPID saprà attrarre a sé nuovi investimenti.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!