L’Università di Torino si apre a SPID
L’Università di Torino nel mese di luglio 2016 ha reso disponibile l’accesso ai propri servizi online anche attraverso il nuovo sistema di autenticazione SPID. Ecco alcune riflessioni sul percorso fatto
29 Settembre 2016
Angelo Saccà, Responsabile Direzione Sistemi Informativi e Portale di Ateneo, Università degli Studi di Torino
L’Università di Torino nel mese di luglio 2016 ha reso disponibile l’accesso ai propri servizi online anche attraverso il nuovo sistema di autenticazione SPID (Sistema Pubblico per l’Identità Digitale), attivato dall’Agid (Agenzia per l’Italia Digitale).
Come gli altri Atenei, e come molte pubbliche amministrazioni, l’Università di Torino garantisce l’accesso ai servizi online a molteplici tipologie di utenti: in primis studenti, ma anche docenti, ricercatori e personale tecnico-amministrativo, senza trascurare le altre pubbliche amministrazioni e le imprese che hanno avviato con l’Ateneo rapporti di collaborazione di varia natura, a partire dal job placement. A partire da luglio 2016, il sistema di autenticazione del portale dell’Università di Torino, che consente la fruizione dei servizi digitali, riconosce gli utenti anche attraverso SPID: non si tratta semplicemente di permettere l’accesso a singoli servizi, ma di garantire all’utente – di qualsiasi tipologia – l’accesso a tutti i servizi a cui è autorizzato dal sistema di gestione dell’identità digitale interno dell’Ateneo.
L’Università di Torino, infatti, al proprio interno ha già adottato da tempo soluzioni tecnologiche che permettono gestire l’autenticazione in un solo punto, attivando un sistema unico di gestione dell’identità: in questo modo l’utente può usare la stessa coppia di credenziali per accedere a tutti i servizi a cui è abilitato. Oggi, con SPID, la semplificazione per l’utente esce dai confini di UniTO e diventa “nazionale”.
L’adesione dell’Università di Torino a SPID si inserisce nel processo di semplificazione in atto per il portale e i servizi on line dell’Ateneo, in sinergia con il programma dell’Agid e con la collaborazione di Cineca (www.cineca.it), che ha messo a disposizione di UniTO il Gateway SPID, punto di accesso unico e snodo fra SPID da un lato e tutti i servizi digitali di UniTO dall’altro. L’Ateneo così non deve porsi il problema di collegare a SPID i singoli servizi online, ma può esporre all’esterno e mantenere allineato ai requisiti di SPID un solo servizio: il Gateway o, per usare un termine meno tecnico, il Portale dell’organizzazione (www.unito.it).
Nel caso dell’Università di Torino, uno dei mega Atenei italiani, parliamo di oltre 70.000 potenziali utenti, di cui circa 67.000 studenti e circa 4.000 dipendenti tra personale docente e tecnico amministrativo, che ora possono accedere ai servizi dell’Università e gestire la propria carriera didattica e lavorativa tramite SPID.
L’Ateneo ha inoltre una lunga storia di investimenti e sensibilità sul tema dell’identità digitale: ha contribuito alla nascita di IDEM, un servizio di autenticazione federata per gli enti di didattica e ricerca sviluppato da GARR, che ha in sostanza anticipato, sotto il profilo dell’implementazione e di alcune logiche di accesso ai servizi, quello che oggi è SPID.
Attualmente dunque l’identità digitale SPID si affianca all’abituale sistema di autenticazione già presente in UniTO: accanto al login usuale, chi possiede SPID può autenticarsi anche con questa opzione, ritrovando intatta la propria identità ed i propri permessi sui sistemi d’Ateneo e accedendo al Portale e ai servizi online di cui fruisce abitualmente (ad es. gestionale degli studenti, il servizio di posta elettronica, i servizi di supporto alla didattica, gli accessi al materiale di ricerca, il catalogo delle biblioteche, i sistemi di e-learning, gli strumenti di lavoro per il personale).
Ritengo che l’attuale sfida, per SPID sia raggiungere la “massa critica”. Da questo punto di vista, le pubbliche amministrazioni hanno un ruolo importante: più aumenteranno i servizi accessibili con SPID, più saranno gli utenti interessati a ottenere la l’identità digitale nazionale; con un numero crescente di utenti accreditati a SPID, aumenterà la “pressione” sulle pubbliche amministrazioni per collegare i propri servizi all’identità digitale nazionale. Un circolo virtuoso, insomma, a cui vale la pena contribuire, anche allo scopo di ottenere, come cittadini, una soluzione che ci consentirà di risparmiare tempo potendo disporre di un unico accesso ai servizi online della PA.
Fattore non meno rilevante è il fatto che SPID rappresenti potenzialmente per le PA un’opportunità di risparmio. Il rilascio e la gestione di credenziali che garantiscano un’autenticazione digitale sicura comportano oggi un costo non indifferente per le PA. Senza contare i rischi a cui le pubbliche amministrazioni si espongono, data la necessità di assicurare gli standard di sicurezza previsti per l’erogazione di servizi digitali personalizzati.
SPID, per la caratteristiche di sicurezza intrinseche, apre la strada allo sviluppo di servizi che richiedono standard di sicurezza più elevata rispetto al semplice inserimento di utenza e password.
In SPID esistono infatti tre livelli di sicurezza: il primo permette l’accesso ai servizi con nome utente e password; il secondo livello prevede, oltre a nome utente e password, un codice temporaneo che viene inviato via sms o con app mobile dedicata; per il terzo livello, infine, sono richiesti nome utente, password e l’utilizzo di un dispositivo di accesso. Le pubbliche amministrazioni che aderiscono a SPID possono definire autonomamente il livello di sicurezza necessario per l’accesso ai propri servizi digitali. SPID garantisce dunque standard di sicurezza adeguati anche per i servizi che necessitano di livelli di protezione elevati, come ad esempio il fascicolo sanitario: anche in questo caso l’identità digitale nazionale rappresenta per le singole PA un’opportunità di semplificazione del processo di gestione dei servizi, alleggerendole potenzialmente di un’altra attività onerosa.
In conclusione, l’adesione a SPID rappresenta un ulteriore passo avanti per l’Università di Torino, che si inserisce a pieno titolo nel programma dell’Agenda Digitale Italiana con il proprio patrimonio di conoscenze, tecnologie e servizi.