Messina: wi-max, infrastrutture e servizi contro il digital divide
Qualche settimana fa, presentando l’iniziativa "il Futuro della Rete" che sarà presente a FORUM PA ’09 all’interno dello Zoom Amministrare 2.0, abbiamo invitato tutti gli amministratori locali che leggono la nostra newsletter a segnalarci la propria esperienza concreta in tema di digital divide.
In molti ci hanno già contattato. Ecco la Storia di Messina che, attraverso l’Assessore alle Politiche per l’e-Government Carmelo Santalco, a maggio sarà la prima città Siciliana ad avere una propria infrastruttura di rete wi-max per portare la banda larga su tutto il territorio comunale.
25 Marzo 2009
Qualche settimana fa, presentando l’iniziativa "il Futuro della Rete" che sarà presente a FORUM PA ’09 all’interno dello Zoom Amministrare 2.0, abbiamo invitato tutti gli amministratori locali che leggono la nostra newsletter a segnalarci la propria esperienza concreta in tema di digital divide.
In molti ci hanno già contattato. Ecco la Storia di Messina che, attraverso l’Assessore alle Politiche per l’e-Government Carmelo Santalco, a maggio sarà la prima città Siciliana ad avere una propria infrastruttura di rete wi-max per portare la banda larga su tutto il territorio comunale.
Il digital divide era un problema sentito sul suo territorio?
Come spesso avviene, un problema viene alla luce quando si trova un interlocutore disposto ad ascoltare. Che la città di Messina avesse questo tipo di problemi lo si sapeva. Mai nessuno, però, dal punto di vista politico, aveva valutato la necessità di un intervento. Anche per questo tra le prime attività avviate dal mio assessorato, c’è stata l’indagine conoscitiva sull’estensione del divario digitale sul territorio messinese. Abbiamo coinvolto la popolazione e le circoscrizioni e si è anche formato – in maniera spontanea – un comitato anti-digital divide che, da solo, ha raccolto oltre 500 firme per spingere l’amministrazione ad impegnarsi in tal senso. I primi giorni di febbraio è stato convocato il tavolo tecnico e sono state individuate alcune priorità, prima fra tutte la creazione di un’infrastruttura che coprisse completamente la zona sud della città.
Ed avete pensato al wi-max?
Sono convinto che questa sia una tecnologia dalle grandi potenzialità e, quindi, una delle mie prime preoccupazioni è stata quella di chiedere alla Giunta di poter sottoscrivere un protocollo di intesa con le aziende che avevano ottenuto la concessione delle licenze ministeriali per l’utilizzo delle frequenze wi-max. Mi sembrava un’occasione da non perdere. La risposta da parte di Linkem e Mandarin, i due operatori presenti sul territorio, è stata veloce e propositiva. Per questo, in grande sinergia, ci siamo adoperati subito per la stesura di un protocollo di intesa che permettesse la realizzazione di un’infrastruttura di rete wi-max per l’abbattimento del digital divide su tutto il territorio comunale, compresi i villaggi a sud della città, che sono piccoli borghi satelliti dislocati in un’area orografica particolare, difficile da raggiungere con le tecnologie tradizionali.
In cosa consiste l’accordo in sostanza?
In pratica il Comune di Messina ha messo a disposizione degli operatori alcune strutture poste in posizione strategica, come ad esempio alcuni serbatoi dell’acquedotto, posizionati in zone alte, o il famoso pilone dello stretto di Messina donato dall’Enel al Comune. Da parte loro gli operatori, che hanno ottenuto la possibilità di utilizzare siti comunali per realizzare la propria rete, offriranno connettività a titolo gratuito a tutti gli uffici del Comune, a tutte le circoscrizioni e a tutte le scuole del territorio. Due settimane fa sono stati fatti i sopralluoghi ai siti ed i responsabili della Linkem mi hanno dato garanzia che tra la fine di maggio e l’inizio di giugno l’infrastruttura sarà già in funzione.
E per superare il social divide? Avete preso in considerazione questo tema?
Come amo ripetere il vero valore del progetto non è l’infrastruttura in sé, ma i contenuti che attraverso essa arriveranno ai cittadini. A questo proposito le idee non ci mancano di certo. Con l’Università, ad esempio, abbiamo già avviato delle forme di collaborazione e sperimentazione per servizi innovativi, che vanno dalla telemedicina all’attivazione di sportelli per il cittadino sparsi sul territorio, dalla videosorveglianza al fascicolo sanitario elettronico, dal telesoccorso alla carta sanitaria regionale e dai progetti di e-democracy alla creazione di hot spot pensati per momenti aggregativi e di socializzazione, come il tradizionale mercatino dei libri usati degli studenti di settembre.
A me piace la metafora della rete come un’autostrada sulla quale io posso far viaggiare quello che credo più opportuno. Se non riesco a comprenderne le potenzialità magari va a finire che ci mando i cavalli coi carretti, ma se invece mi muovo, riesco a coinvolgere le professionalità giuste e gli interlocutori adatti posso favi accedere anche delle automobili sicure e veloci che semplificano la vita a tutti i cittadini e alle imprese. Così si abbatte il digital divide sociale.
Non si sente un caso isolato, per questa attenzione a temi così all’avanguardia?
Vede la delega che io ho ricevuto dal mio sindaco è derivata da una mia specifica richiesta. Purtroppo è difficile trovare politici interessati all’e-govenment. C’è molto disinteresse e, forse, anche un pizzico di ignoranza, nel senso neutro del termine, in quanto non si capiscono le potenzialità dello strumento. Non è questione di arretratezza mentale, perché poi, quando le cose le realizzi, piacciono e ricevi i complimenti da tutti. Le aziende cominciano ad avvicinarsi e si creano anche professionalità e occasioni di sviluppo. Eppure finché non ti impegni in prima persona nulla di ciò che fai viene percepito come valore, e le garantisco che, per poter riuscire a portare a casa i successi, bisogna combattere contro le resistenze passive, contro la logica dell’adempimento burocratico e del capitolo di bilancio, e tentare di far passare la logica del risultato. Poi, ottenuto il risultato, arriva anche il consenso e la consapevolezza che gli sforzi sono stati ben indirizzati.
Quindi le difficoltà sono quelle legate a far passare una cultura?
Io credo di avere le idee abbastanza chiare su quale sia la strada, la cultura si cambia, lentamente, attraverso i risultati. Un problema un po’ più consistente è quello della disponibilità finanziaria, ma anche qui se si è capaci di fare rete, di incontrare altre persone che la pensano come te, di tessere relazioni, le idee arrivano. Ad esempio, proprio questa settimana sono stato a Roma a siglare con il CNIPA l’accordo per la seconda fase del progetto ponte digitale, che sarà strettamente connessa alla realizzazione dell’infrastruttura wi-max. Altri accordi con la Regione Siciliana ci permetteranno di avere ad un prezzo simbolico dei lettori di smart card che distribuiremo ai cittadini per diffondere la cultura dei servizi on line autenticati. Insomma gli esempi sono molti.
Guarda l’intervista