EDITORIALE

ANPR: una lunga storia che ci mostra il valore della collaborazione

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È una lunga storia quella di ANPR, l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente: una storia di digitalizzazione a lieto fine, possiamo dire. C’è l’importante novità del 15 novembre: a partire da quella data, infatti, si potranno scaricare online, gratuitamente e in maniera autonoma, 14 diverse tipologie di certificato, accedendo al sistema con la propria identità digitale. Ma soprattutto ci sono i numeri dei Comuni migrati dentro l’ANPR: su 8mila ad oggi ne mancano all’appello solo 71. Ma come si è arrivati a questo traguardo?

5 Novembre 2021

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Michela Stentella

Direttrice testata www.forumpa.it

Photo by Anna Samoylova on Unsplash - https://unsplash.com/photos/w55SpMmoPgE

È una lunga storia quella di ANPR, l’Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente: una storia di digitalizzazione a lieto fine, possiamo dire, che ci racconta di lungaggini, limiti e contraddizioni, ma anche della strategia adottata per superarli. A lieto fine perché finalmente il sistema sta entrando a regime e si cominciano a toccare con mano le innovazioni e i vantaggi che porterà. A partire da lunedì 15 novembre, sarà possibile infatti scaricare online, gratuitamente e in maniera autonoma, 14 tipologie di certificati (nascita, stato di famiglia, residenza, matrimonio…la lista integrale è disponibile qui), per sé o per un proprio familiare, accedendo al portale www.anpr.interno.it con l’identità digitale (SPID, CIE o CNS). Lunga, perché le sue origini risalgono, come è naturale, al CAD, il Codice dell’Amministrazione digitale, più volte modificato, che però già nella prima versione del 2015 all’articolo 62 prevedeva l’istituzione presso il Ministero dell’interno di ANPR, quale base dati di interesse nazionale. È però solo del 2013 il Regolamento (DPCM 23 agosto 2013, n. 109) che contiene le disposizioni per la prima attuazione dell’articolo 62 del CAD. Ed è solo il 21 ottobre 2016 che l’ANPR diventa realtà, con il subentro del primo Comune, l’ormai famigerato Comune di Bagnacavallo (Ravenna), che in quella data inviò i dati della propria Anagrafe (17mila abitanti) in ANPR.

Sono quindi passati altri cinque anni e finalmente oggi possiamo dire che il progetto si sta realizzando. Ora c’è l’importante novità del 15 novembre, ma soprattutto ci sono i numeri dei Comuni migrati dentro l’ANPR: su 8mila anagrafi comunali, infatti, se ne contano ad oggi (5 novembre) 7.799, che coprono il 98 per cento dei cittadini. Mancano all’appello solo 71 Comuni, tutti di piccole dimensioni. Ci è voluto molto tempo, è vero, ma il progetto era molto ambizioso: riunire in un’unica banca dati nazionale i dati anagrafici di tutti i residenti in Italia e degli italiani residenti all’estero (registrati all’Anagrafe Italiani Residenti all’Estero – AIRE). Con un obiettivo anch’esso ambizioso, ma negli anni sempre più urgente: digitalizzare la PA, semplificare e migliorare i servizi forniti a cittadini e imprese, garantire l’interoperabilità tra gli enti per supportare il principio once only. Quello dei certificati digitali gratuiti è, infatti, il tema più nuovo e comunicabile, ma non dobbiamo perdere la visione più ampia, come ci ricorda anche il comunicato ufficiale del 29 ottobre, quando dice che “grazie ad ANPR le amministrazioni italiane avranno a disposizione un punto di riferimento unico di dati e informazioni anagrafiche, dal quale poter reperire informazioni certe e sicure per poter erogare servizi integrati e più efficienti per i cittadini. Con un’anagrafe nazionale unica, ogni aggiornamento su ANPR sarà immediatamente consultabile dagli enti pubblici che accedono alla banca dati, dall’Agenzia delle entrate all’Inps, alla Motorizzazione civile” e che “nei prossimi mesi saranno implementati ulteriori servizi per il cittadino, come le procedure per effettuare il cambio di residenza”. Infine, la base dati di ANPR dovrà essere interoperabile e comunicare con altre basi dati istituzionali per offrire sempre nuovi servizi.

Se guardiamo a tutto questo, forse, i tempi di realizzazione di questo progetto ci appaiono meno biblici. Dalla prima adesione di Bagnacavallo, c’è voluto un altro anno e mezzo per arrivare a 100 Comuni, poi la salita è stata esponenziale come si vede dalle tappe presenti sul sito ufficiale. Quale strategia ha supportato il raggiungimento di questo risultato? Una strategia che mette al centro il valore della “collaborazione” e del dialogo tra i diversi soggetti, aspetto che noi di FPA sosteniamo da sempre come centrale per i percorsi di innovazione e che sempre di più sarà centrale per raggiungere gli obiettivi fissati dal PNRR.

A sottolineare questi aspetti sono alcuni dei professionisti che tra il 2017 e il 2019 hanno lavorato all’interno del Team per la Trasformazione Digitale, che aveva assunto il ruolo di responsabile dell’esecuzione del progetto. Simone Piunno (ex CTO del Team), ne parla in un thread su Twitter ricordando come inizialmente, nel 2016, ripescare ANPR fosse considerato alla stregua di un suicidio e come molti ritenessero che “essendo un progetto di backend, non avremmo avuto alcuna visibilità mediatica e che lo Stato centrale e la PA locale non sarebbero mai stati capaci di collaborare”.

Evidentemente così non è stato e addirittura “ANPR si è rivelato fondamentale per poter conteggiare correttamente le metriche del COVID-19 e produrre i valori che vengono usati per decidere Rt e i colori delle regioni”. Anche Mirko Calvaresi, già Technical Project Manager per il Team e ora Chief Information Officer di pagoPA, metteva in evidenza nel 2017, all’inizio del percorso, le scelte strategiche fatte per rilanciare il progetto e per facilitare il subentro dei singoli Comuni dentro l’ANPR: l’importanza della collaborazione (tra enti centrali, centro e periferia, ma anche tra PA e fornitori), il ruolo dell’accompagnamento (canali diretti con i comuni, assistenza, newsletter, community, etc), oltre che della governance (ruolo del Team come Program Officer del progetto).

Ecco alcuni passaggi: “Sembrava che ANPR fosse uno dei numerosi progetti tecnologici che in Italia sono decretati per legge ma che fanno fatica a vedere la luce per mancanza di leadership e coordinamento, lavoro di squadra e competenze”…”Un progetto di tale complessità – che coinvolge 8.000 comuni, numerosi enti centrali, oltre 40 fornitori di servizi tecnologici e migliaia di persone – non può procedere senza un processo informativo chiaro e trasparente. Per questo, come primo passo, abbiamo cercato di facilitare la comunicazione coinvolgendo gli stakeholder chiave che hanno mostrato una genuina passione per il successo di ANPR”. Ecco, quindi, la creazione di un sito su cui segnalare e condividere problemi, correzioni o anche solo richiedere chiarimenti; di una mailing list tra i rappresentanti delle Pubbliche Amministrazioni per condividere idee, documenti e soluzioni, e una newsletter per inviare comunicazioni periodiche ai circa 40 fornitori di software dei Comuni, agli operatori anagrafici ma anche, in generale, a tutti coloro che hanno espresso interesse nel progetto. Infine, una sezione dedicata ad ANPR sulla piattaforma developers.italia.it con un forum di discussione sulle problematiche ed evoluzioni di ANPR. Attraverso la collaborazione con Sogei e altri enti è stato creato un documento per spiegare ai Comuni cosa cambia con la migrazione. “Gradualmente si sta formando una comunità di persone senza il cui aiuto sarebbe impossibile portare avanti ANPR”, sottolineava Calvaresi nel 2017. Aspetti e strumenti ricordati anche in un post del marzo 2019, in cui Calvaresi tirava un po’ le somme del percorso realizzato fino a quel momento e ricordava l’importanza di accompagnare i Comuni con un percorso di monitoraggio e assistenza tecnica personalizzato.

Questo tipo di approccio, che valorizza le realtà delle singole amministrazioni e le esperienze dei territori coinvolti, ponendo al centro il dialogo e il confronto tra le reti, per metterle poi a sistema, è un esempio di come potrebbero essere affrontate anche le sfide dei prossimi mesi e anni, per il rilancio del Paese nel quadro del PNRR. Siamo infatti convinti che un approccio meramente normativo e centralistico non paghi, oggi ancor meno che in passato, data la posta in gioco.

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