Sostenibilità Digitale: un nuovo principio guida nel Piano Triennale 2024-2026

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La Sostenibilità Digitale, una volta enunciata come nuovo principio guida del Piano Triennale, sembra sfumarsi. In realtà riappare costantemente agli occhi dei più attenti, potremmo dire “in molte altre forme” ovvero, come effetto indiretto o come impatto generato. È presente quando si parla di collaborazione istituzionale, di documenti informatici, di open data e data governance, di intelligenza artificiale, di smart area. E sarebbe davvero utile vedere la Sostenibilità Digitale come strumento strategico di supporto al lavoro degli RTD, attraverso la definizione di metriche e specifici KPI che consentano di misurare la sostenibilità digitale del proprio ente

21 Febbraio 2024

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Sara La Bombarda

RTD e Responsabile Area Strategica Trasformazione Digitale – ARTI Regione Puglia

Foto di Joshua Rawson-Harris su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/fotografia-dellocchio-di-pesce-della-citta-KRELIShKxTM

Per un RTD la pubblicazione di un nuovo Piano Triennale per l’Informatica nelle Pubblica Amministrazione è un momento importante. Nonostante il RTD sia continuamente sollecitato nel mantenere costantemente monitorata la normativa, le regole tecniche, le linee guida e gli strumenti operativi, l’appuntamento con la pubblicazione del nuovo Piano è l’occasione in cui ci si confronta con la definizione delle priorità della strategia nazionale, in cui si delineano attori e relazioni tra gli attori, in cui si può verificare se la direzione del nostro agire quotidiano è sempre coerente con un quadro più ampio.

Ad una prima lettura il nuovo piano Triennale 2024-2026 recepisce molti elementi che sono stati oggetto di analisi, confronto e approfondimento nelle relazioni formali e informali all’interno del mondo degli RTD, come ad esempio il rilancio del tema della formazione, gestione e conservazione documentale, la sezione dedicata agli Open Data in stretta relazione con le riflessioni sull’AI, la rilevanza delle reti tra RTD e delle varie forme di aggregazione virtuose, un focus dettagliato sul procurement e sull’approvvigionamento.

Ma la novità che più colpisce, per chi segue ormai da tanti anni le evoluzioni del Piano Triennale per l’Informatica, è la rimodulazione degli 11 principi guida, rimasti fissi nell’alternarsi delle versioni precedenti. Pur mantenendo riconoscibile il familiare elenco puntato, non se ne perde nessuno, ma se ne aggiungono due: il principio di sussidiarietà, in risposta forse alla costante richiesta di aiuto dei territori causata dall’essere a volte oggetto di politiche di intervento calate dall’alto, e il principio di sostenibilità digitale.

La Sostenibilità Digitale è un nuovo principio guida

Appare subito interessante notare che venga scelta come nuovo principio guida non il tema della Sostenibilità, bensì della Sostenibilità Digitale, corredato dalla definizione “le pubbliche amministrazioni devono considerare l’intero ciclo di vita dei propri servizi e la relativa sostenibilità economica, territoriale, ambientale e sociale, anche ricorrendo a forme di aggregazione” e da specifici riferimenti normativi.

Prima di approfondire i confini della definizione di Sostenibilità Digitale, è innanzitutto rilevante che questo tema sia stato introdotto nel documento strategico della digitalizzazione del Paese. La Sostenibilità Digitale diventa dunque faro per illuminare e orientare le scelte di progettazione, realizzazione, misurazione e valutazione dei processi e dei progetti di transizione digitale per tutte le pubbliche amministrazioni.

Il tema della sostenibilità non è un tema nuovo: nei precedenti Piani Triennali nella definizione della “Strategia”, infatti, trovavamo “Promuovere lo sviluppo sostenibile, etico ed inclusivo, attraverso l’innovazione e la digitalizzazione al servizio delle persone, delle comunità e dei territori, nel rispetto della sostenibilità ambientale.” Quindi in cosa consiste la novità? Quale differenza c’è tra sostenibilità e sostenibilità digitale?

Una delle definizioni alla fine più significative e ancora molto attuali del concetto di sostenibilità (e sviluppo sostenibile) risale al 1987 “uno sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Ma se sul tema della Sostenibilità ci sono molte differenti definizioni e molta letteratura, sul tema della Sostenibilità Digitale i contorni sono ancora più sfumati.

Diventa quindi centrale la Sostenibilità Digitale che appare tra i principi guida di ogni intervento di digitalizzazione, e in ogni sua fase, ma potremmo anche provare a spingerci oltre, cambiando prospettiva: come si può perseguire e realizzare concretamente questo principio per gli RTD?

La Sostenibilità Digitale è un tema trasversale

La transizione digitale è trasversale a tutti gli ambiti e a tutti i processi gestiti dalla pubblica amministrazione, di conseguenza anche la relazione tra sostenibilità e digitale necessita di una visione più ampia e integrata. Il digitale, dunque, è capace di generare anche indirettamente degli effetti positivi su ambiente, società e governance. Ad esempio, il digitale è indubbiamente strumento per il raggiungimento di obiettivi legati alla parità di genere, facilitando la realizzazione dei presupposti necessari per la conciliazione vita lavoro attraverso la dematerializzazione di alcune procedure e la possibilità di attivare remote working; oppure il digitale può innovare la fruizione dei beni culturali e dunque impattare anche sulla destagionalizzazione del turismo, o ancora il digitale è strumento abilitante per la realizzazione di una piena inclusione e accessibilità ai servizi pubblici digitali, etc.

Abbiamo quindi facile evidenza di come limitarci ad analizzare il solo impatto ambientale della digitalizzazione, o ad orientare le nostre scelte tecnologiche solo verso soluzioni green è sicuramente una dimensione della sostenibilità digitale, ma ben lontano dall’essere l’unica.

All’interno del nuovo Piano Triennale la Sostenibilità Digitale, una volta enunciata come nuovo principio guida, sembra sfumarsi. Una proposta possibile è di prevedere una trattazione organica in un paragrafo dedicato nel prossimo piano, in modo da ricondurla ad un’analisi di scenario/strumenti/indicazioni operative. Questo pur considerando che lo sfumarsi non vuol dire che non ci sia nel piano attuale, anzi riappare costantemente agli occhi dei più attenti, potremmo dire “in molte altre forme” ovvero, come effetto indiretto o come impatto generato.

La Sostenibilità Digitale sottesa nel Piano

Già dalla descrizione della rilevanza della “collaborazione istituzionale”, il Piano evidenzia l’efficacia di questa azione in relazione ai principi di sostenibilità digitale: “La collaborazione consiste nel coinvolgimento delle varie strutture operative esistenti con la missione di sostenere la continua trasformazione digitale del Paese, per rendere esigibili i diritti di cittadinanza digitale e contribuire alla sostenibilità e alla crescita economica e sociale”.

Così come nella sezione dedicata a “Formazione, gestione e conservazione dei documenti informatici” si legge: “Il corretto assolvimento di tali obblighi incide significativamente non solo sull’efficacia e l’efficienza della Pubblica Amministrazione, migliorando i processi interni e facilitando gli scambi informativi tra le amministrazioni e il settore privato, ma rappresenta anche un elemento fondamentale nella prestazione di servizi di alta qualità ai cittadini e alle imprese, assicurando trasparenza, accessibilità e protezione di dati e documenti”.

Specifica riflessione richiede ciò che attiene la sezione “Open data e data governance”, dove la relazione tra open data e sostenibilità digitale si sostanzia proprio nell’impatto generato dai dati aperti: “Al fine di valutare l’impatto del processo di apertura dei dati e la conseguente ricaduta economica e sociale, dovranno essere attivate azioni mirate al monitoraggio del riutilizzo dei dati resi disponibili dalle pubbliche amministrazioni.” O ancora “L’attività di apertura e di pubblicazione dei dati, infine, può essere tracciata nel Piano triennale ICT di ciascuna amministrazione anche sulla base di una eventuale scala di priorità basata, per esempio, su un approccio di tipo demand-driven che tenga conto dell’impatto economico e sociale nonché del livello di interesse e delle necessità degli utilizzatori”. A questo proposito ricordiamo che l’Open Data Maturity Report misura il grado di maturità con un’indagine su 4 dimensioni: “Policy”, “Portal”, “Quality”, “Impact”. La dimensione dell’impatto a sua volta include tre indicatori di dettaglio che, partendo dalla valutazione della consapevolezza della misurazione del riuso e degli impatti (“Strategic awareness”), separano i casi di mero riutilizzo (ad esempio, per misurare quante volte è stato riutilizzato uno specifico dataset scaricato) dalla misurazione delle specifiche ricadute di quel riutilizzo nei quattro ambiti (governativo, sociale, ambientale ed economico). Quindi non solo gli Open Data possono incidere sul perseguimento degli obiettivi di Sostenibilità Digitale, ma un’attenta Strategia Open Data può “amplificare” l’effetto positivo attraverso azioni finalizzate ad incidere sull’impatto, ad esempio attraverso sinergie con il territorio per meglio intercettare la domanda di dati aperti e orientare il lavoro verso la creazione di open data di maggior interesse e stimolarne il riutilizzo, vero valore dei dati aperti.

Nella definizione dei Principi generali per l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nella Pubblica Amministrazione, oltre al richiamo esplicito alla sostenibilità ambientale (Sostenibilità: le pubbliche amministrazioni valutano attentamente gli impatti ambientali ed energetici legati all’adozione di tecnologie di intelligenza artificiale e adottando soluzioni sostenibili dal punto di vista ambientale), sono chiaramente presenti tutti gli elementi che caratterizzano la Sostenibilità Digitale delle soluzioni tecnologiche (trasparenza, inclusività, accessibilità, analisi del rischio, miglioramento della qualità dei servizi, privacy) finalizzate in una parola al miglioramento della qualità della vita.

E proprio con questo riferimento, nella sezione dedicata agli Strumenti, ci sono gli esempi concreti del duplice ruolo del digitale: da digitale sostenibile a digitale per la sostenibilità (cioè come fattore abilitante per il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità digitale). Nel capitolo dedicato alle Smart Area abbiamo casi d’uso e indicazioni operative su come realizzare una zona territoriale dotata di una infrastruttura digitale progettata per erogare servizi finalizzati a migliorare la mobilità, la sicurezza, il risparmio energetico, la qualità ambientale e, in generale, la qualità della vita dei cittadini.

Sempre nella sezione Strumenti abbiamo poi casi d’uso dell’AI per amplificare l’impatto della tecnologia su efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa nel rispetto dei diritti di cittadinanza digitale e di Agenda2030.

Nell’esperienza di INAIL viene definita la priorità “di favorire un uso sostenibile ed etico dei dati, e quindi di sviluppare sistemi di IA che siano non solo perfettamente conformi alle normative vigenti e quelle imminenti (cfr. paragrafo 3.1), ma che incarnino tutti i principi etici di Trustworthy AI definiti dall’High-Level Expert Group on AI. La visione a lungo termine è quindi quella di dotarsi di un framework di governance dei dati e dell’IA che permetta ad INAIL di incrementare la propria maturità nella gestione dei dati e dell’IA in modo sistemico, etico e sostenibile”.

O ancora, la soluzione sviluppata dall’INPS, basata su IA, consente uno smistamento automatizzato e rapido delle PEC in arrivo, senza richiedere l’intervento umano. Questo processo permette all’INPS di liberare circa 40.000 ore di lavoro annue, che possono essere impiegate per compiti di diretto servizio all’utenza, compresa la lavorazione della voluminosa mole di comunicazioni in ingresso. Con questo progetto l’INPS ha ricevuto un prestigioso riconoscimento da parte di IRCAI, Centro di Ricerca Internazionale per l’Intelligenza Artificiale sotto l’egida UNESCO, posizionandosi tra i 10 migliori progetti mondiali in ambito di Intelligenza Artificiale che supportano i 17 SDGs (Obiettivi di Sviluppo Sostenibile) dell’ONU.

La Sostenibilità Digitale come strumento di misurazione, valutazione e monitoraggio

Ultima riflessione relativa alla Sostenibilità Digitale come principio guida all’interno del Piano e alla sua concreta applicazione come strumento a supporto della digitalizzazione riguarda il tema della misurazione, della valutazione e del monitoraggio.

Nella sezione dedicata agli Strumenti c’è il capitolo dedicato ai principi di base per l’individuazione e l’implementazione dei servizi digitali “prioritari” secondo l’eGovernment Action Plan Benchmark, principale strumento dell’Unione Europea per verificare il raggiungimento degli obiettivi del Decennio Digitale europeo. “Il Benchmark riflette gli obiettivi dell’Unione Europea condivisi nella Dichiarazione di Tallinn del 2017, che ha definito le linee d’azione per la creazione di un mercato unico digitale (ivi compreso il monitoraggio tramite l’eGovernment benchmark) e all’interno della Dichiarazione di Berlino del 2020 con cui gli Stati Membri si sono impegnati a fondare il concetto stesso di governo digitale sull’inclusione dei cittadini e sulla creazione di un ambiente digitale sostenibile e rispettoso dei principi etici”.

All’interno del capitolo 1 dedicato alla Gestione del Cambiamento si legge “… è in fase di costituzione un gruppo di lavoro AGID-ISTAT-DTD. Il gruppo di lavoro avrà anche l’obiettivo di delineare sistema di valutazione dei servizi digitali pubblici che sia coerente con il quadro di riferimento europeo e con i principi dell’eGovernment benchmark. Si introduce inoltre l’Osservatorio sulla Digitalizzazione nel Territorio Italiano del DTD, che si pone “come strumento di analisi istituzionale che ha il potenziale di diventare un asset strategico per il monitoraggio del Piano triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione”.

È proprio su questo tema, quello della misurazione dello stato di digitalizzazione del Paese, che sarebbe davvero utile arricchire la definizione di Sostenibilità Digitale di un altro significato: come strumento strategico di supporto al lavoro degli RTD, attraverso la definizione di metriche e specifici KPI che consentano di misurare la sostenibilità digitale del proprio ente.

Infatti se è evidente nel nuovo Piano Triennale che una strategia di digitalizzazione per essere efficace non può prescindere dal principio guida della sostenibilità digitale, quindi basarsi su tecnologie green e “considerare” l’impatto su ambiente, territorio, cittadini, fino a promuovere le soluzioni tecnologiche avanzate che mirano al raggiungimento di obiettivi SDGS, è migliorabile la possibilità di evidenziare come anche progetti di digitalizzazione senza questa specifica vocazione possano generare impatti positivi e quanto possa essere utile disporre di strumenti di misurazione e di indirizzo.

La PA, inoltre, attraverso l’azione degli RTD e degli Uffici RTD può candidarsi facilmente anche ad essere il luogo dove diffondere una cultura legata alla sostenibilità digitale, dove promuovere comportamenti sostenibili sia nella gestione delle attività e delle abitudini personali, sia nella gestione virtuosa di progetti di digitalizzazione.

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