Il cammino verso il cambiamento di innovazione delle aziende sanitarie

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Ci si interroga sull’impatto che l’innovazione potrebbe avere sulla organizzazione delle aziende sanitarie in Italia. I segni di un necessario rinnovamento non mancano, se ne è discusso a FORUM PA 2018 con l’intento di convalidare i contenuti già emersi in un precedente incontro organizzato da FPA a Venezia con i vertici strategici della aziende sanitarie

13 Giugno 2018

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Patrizia Fortunato

Ci si interroga sull’impatto che l’innovazione potrebbe avere sulla organizzazione delle aziende sanitarie in Italia. I segni di un necessario rinnovamento non mancano, se ne è discusso a FORUM PA 2018 con l’intento di convalidare i contenuti già emersi in un precedente incontro organizzato da FPA a Venezia con i vertici strategici della aziende sanitarie.

A quarant’anni dall’”Istituzione del servizio sanitario nazionale” (legge n. 833 del 1978), il cambiamento non può essere previsto da una nuova legge di riforma e questo merita alcune considerazioni di contesto.

La popolazione invecchia, le patologie croniche aumentano, la domanda di assistenza cambia, bisognerà ipotizzare delle soluzioni sulla base delle priorità emerse.

Marco Paparella dell’Osservatorio Digital Innovation del Politecnico di Milano, in apertura dei lavori, ha fornito un quadro dello stato di avanzamento di questa trasformazione riprendendo i dati illustrati nel convegno annuale di presentazione della ricerca 2018 (elaborata sulla base di fonti secondarie: Istat 2017 e OECD Health Statistics 2017).

Tra i dati più rilevanti l’invecchiamento della popolazione: l’Italia è il secondo Paese più vecchio del mondo e il più vecchio d’Europa, con una percentuale di ultrasessantacinquenni superiore al 20% e con previsioni di crescita oltre il 34% nel 2050.

A fronte di una previsione di invecchiamento della popolazione e della conseguente esigenza di gestione delle malattie croniche (che, nella regione europea dell’OMS, colpiscono l’80% delle persone oltre i 65 anni), abbiamo una spesa destinata ad aumentare.

La spesa sanitaria sostenuta direttamente dalle famiglie continua a crescere. Dal grafico dell’andamento della spesa sanitaria nel corso degli ultimi anni, si registra una leggera modifica nel rapporto tra quello che è la spesa pubblica e la spesa privata out of pocket. Le previsioni di crescita della spesa al 2025 parlano di una necessità di spesa sanitaria pari a 210 miliardi di euro, che a fronte dei vincoli di bilancio sanitario del nostro Paese saranno sempre più a carico delle famiglie. Oggi siamo intorno ai 150 miliardi di spesa, circa il 9% del prodotto interno lordo, con un potenziale di efficienza maggiore rispetto ad altri paesi di riferimento europeo.

L’Osservatorio ha incrociato i dati della spesa sanitaria pro-capite 2016 con l’Euro Health Consumer Index 2016, un indice che confronta i sistemi sanitari europei attraverso alcuni indicatori di percezione della qualità dell’assistenza sanitaria, basata sui tempi di attesa, risultati e affidabilità. Siamo al 22esimo posto dei 35 paesi europei che rientrano nella classifica (solo nel 2012 eravamo al 14esimo posto).

L’innovazione non può che inserirsi in questa situazione di forte divario tra quelle che sono le risorse che il sistema mette a disposizione, i bisogni sempre crescenti che la popolazione ha e la qualità attualmente percepita, che ci vede decrescere al di sotto della media europea. Quattro le direttici di sviluppo individuate: 1. Rinnovamento organizzativo e tecnologico; 2. Empowerment del cittadino paziente; 3. Competenze degli operatori sanitari. 4. Capacità di gestione e interazione con i soggetti del mercato dei beni e servizi per la sanità.

Dunque, a più di 25 anni dall’aziendalizzazione del sistema sanitario italiano, le aziende sanitarie e i loro vertici apicali si trovano a dover sostenere un processo di: riorganizzazione della rete assistenziale, in un’ottica di rapporto tra ospedale e territorio, finalizzata alla presa in carico e alla gestione della cronicità; rimodulazione dei servizi offerti e delle risorse utilizzate; ripensamento delle modalità di collaborazione con i principali stakeholder.

Le tecnologie più evolute e di frontiera come l’intelligenza artificiale, la robotica, i big data Analytics, ma anche semplicemente la cartella clinica elettronica e il Fascicolo Sanitario Elettronico, potrebbero avere un impatto sulla organizzazione dell’azienda sanitaria, quindi la revisione dei modelli organizzativi e dei modelli di presa in carico dei pazienti va supportata da soluzioni digitali. Eppure, manca una visione sistemica e strategica legata all’impatto delle soluzioni digitali, declinandosi spesso in uno scarso coordinamento tra le funzioni aziendali deputate a fare innovazione: i sistemi informativi, l’ingegneria clinica, le linee of business.

Il modello organizzativo dell’azienda sanitaria deve raccordarsi con modelli di governance del sistema nazionale, che oggi varia da regione a regione, e degli gli altri enti centrali. Dovranno, dunque, essere chiariti i ruoli di Ministero, Regioni e aziende sanitarie e i livelli di responsabilità e cooperazione. È necessario un coordinamento di presa delle decisioni tra il livello aziendale e sovraziendale, soprattutto per le prestazioni sanitarie continuative e la presa in carico di pazienti cronici.

Emerge la necessità di allargare lo spettro di competenze, da quelle più legate alla professione degli operatori sanitari a quelle più digitali, più soft, ma anche più manageriali, secondo un approccio di Innovation Management e quindi di definizione di nuovi processi, regole e ruoli deputati all’innovazione.

Tra i temi emersi durante l’incontro si evidenzia anche quello del procurement dell’Innovazione. Secondo una stima dell’Osservatorio la spesa in digitale della sanità italiana è pari a circa 1,3 miliardi di euro, di cui circa 900 milioni è sostenuto direttamente dalle aziende sanitarie e questo può apparire come elemento di criticità data la mancanza di una governance di sistema più ampia. L’altro tema emerso è quello legato agli strumenti di procurement, alla rigidità normativa che in Italia rallenta e rende difficile l’utilizzo di strumenti innovativi di procurement: i partenariati per l’innovazione, il nuovo dialogo competitivo, gli appalti del pre commercial procurement. Strumenti quest’ultimi scarsamente utilizzati da parte di chi nelle aziende sanitarie è coinvolto sul processo d’acquisto per carenza di competenze nell’utilizzo. È dunque necessaria la predisposizione di regolamenti, manuali, che supportino nell’utilizzo degli strumenti.

Tanti i temi emersi che hanno visto il coinvolgimento attivo degli esperti del panel – Cristina Masella del Politecnico di Milano, Antonio Battistini di InfoCert, Vincenzo Panella del Policlinico Umberto I, Sara Luisa Mintrone di Dedalus, Enrico Desideri di Federsanità ANCI, Fulvio Sbroiavacca di Insiel -, tutti abilmente coordinati da Antonio Veraldi di FPA.

Per i singoli interventi e le soluzioni proposte sono disponibili gli atti nella pagina dedicata al convegno “Innovazione per la sopravvivenza del SSN a quarant’anni dalla sua nascita”.

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