Smart Benchmarking: Reggio Emilia “Smart City” per digitalizzazione, coesione e verde urbano

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Obiettivo 2030, attrarre talenti con un’istruzione di qualità. È il ritratto di Reggio Emilia che emerge da Smart Benchmarking, il percorso di analisi, approfondimento e confronto per definire l’agenda urbana di lungo periodo realizzato per la città da FPA, presentato mercoledì sera alla sala del Capitano del Popolo dell’Hotel Posta. L’incontro di presentazione del Rapporto Smart Benchmarking Reggio Emilia è stato il quarto di un ciclo di eventi che si svolgeranno nelle città che hanno aderito al percorso di FPA

15 Dicembre 2017

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redazione

Reggio Emilia è oggi l’undicesima città più “Smart” d’Italia, secondo la classifica ICity Rate 2017, con un andamento positivo che nell’ultimo anno le ha fatto guadagnare tre posizioni e con buoni risultati rispetto alla maggior parte degli obiettivi di sostenibilità fissati dall’ONU per il 2030. Un traguardo che la città conta di raggiungere con un modello di città intelligente che si basa su una progettualità a lungo termine e che punta sul miglioramento dell’offerta formativa, sullo sviluppo del verde pubblico, sulla digitalizzazione e sulla partecipazione civica per diventare più attrattiva, vivibile e connessa.

La Reggio Emilia del 2030 sarà una città capace di sviluppare ulteriormente i suoi punti di forza, come la quantità di aree verdi pro capite, il contenimento del consumo di suolo e le buone opportunità occupazionali, e di migliorare negli ambiti in cui tradizionalmente ha sofferto delle criticità, come la qualità dell’aria e l’istruzione. Un centro urbano che punta sulla digitalizzazione e su un’educazione di qualità per attrarre talenti e diffondere la cultura dell’innovazione e della conoscenza aperta, con un’amministrazione che promuove la coesione territoriale e progetti condivisi fra imprese, istituzioni e associazioni culturali per creare nuove opportunità di formazione e lavoro.

È il ritratto di Reggio Emilia che emerge da Smart Benchmarking, il percorso di analisi, approfondimento e confronto per definire l’agenda urbana di lungo periodo realizzato per la città da FPA, presentato mercoledì sera alla sala del Capitano del Popolo dell’Hotel Posta. Con Smart Benchmarking, FPA propone alle città un percorso modulare di analisi dei dati, approfondimento e coinvolgimento degli stakeholder locali in funzione del proprio modello di smart city.

“Da sempre la coesione territoriale e la capacità di lavorare su obiettivi condivisi dalle istituzioni e dagli altri attori del territorio sono le principali infrastrutture su cui Reggio Emilia può contare – analizza Gianni Dominici, Direttore Generale di FPA – . Ed è proprio su questo asset di relazioni che il Comune ha deciso di impostare il suo modello di Smart City, coinvolgendo imprese, istituzioni e cittadini per reagire concretamente alla necessità di attirare e sviluppare talenti con competenze di alto livello, di puntare sulla diffusione delle tecnologie digitali e creare nuovi opportunità di formazione e lavoro per rispondere a un mercato sempre più internazionale. I risultati di ICity Rate e Smart Benchmarking dimostrano che la strada imboccata è quella giusta”.

“Nell’ultimo decennio, Reggio Emilia ha compiuto un lavoro lungimirante per consolidarsi quale città europea, innovativa, aperta e creativa – dice Luca Vecchi, sindaco di Reggio Emilia –. Abbiamo investito con un impegno strategico crescente sulle nostre competenze distintive, dall’educazione ai servizi alla persona, dalla sostenibilità ambientale alla mobilità sostenibile fino al digitale per famiglie e imprese, e puntando con decisione su politiche del territorio come la rigenerazione urbana, la drastica riduzione del consumo di suolo, l’incremento della raccolta differenziata che oggi a Reggio Emilia si attesta al 70%. La logica di fondo è stata quella della città europea e smart”.

“Reggio Emilia – aggiunge il sindaco Vecchi – sta gradualmente passando da un modello di sviluppo limitato all’economia della produzione, ad un modello che include e valorizza decisamente l’economia della conoscenza e l’innovazione. Questo vale per il settore economico, ma anche per quelli sociale e culturale, per l’approccio all’ambiente e alla qualità del suolo. Va sottolineato che questo è un lavoro collettivo, che impegna non solo il Comune di Reggio Emilia, ma tutti gli attori che costituiscono il sistema cittadino. Il “fare insieme” è un tratto distintivo della nostra città e, non a caso, un suo modo di essere innovativo. La realizzazione del Parco Innovazione nell’area già industriale delle Officine Reggiane e il Core, centro onco-ematologico di importanza internazionale, luogo di cura e di ricerca, sono esiti di questo lavoro comune che spinge la città: una realtà a misura di persona, di medie dimensioni, capace di essere attrattiva anche su scala internazionale”.

ICity Rate – Reggio Emilia si colloca in undicesima posizione fra le città italiane più smart nella classifica ICity Rate 2017, stilata da FPA. Una performance che la città emiliana ha ottenuto grazie agli interventi per la crescita digitale e per la riduzione del consumo di suolo (9°), per le politiche energetiche che hanno portato a un incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili (10°), per l’indice di crescita economica (11°), per la capacità di creare partecipazione e predisporre progetti condivisi da un tessuto territoriale fortemente coeso (12° nell’ambito governance e partecipazione) e per le azioni volte a garantire il rispetto della legalità e la sicurezza urbana (14°). Il confronto con le altre città italiane rivela un distacco dalla prima classificata Milano di quasi 89 punti e forti carenze nell’ambito istruzione, dove si piazza al 68° posto con una performance inferiore alla media nazionale. Reggio Emilia riesce comunque a guadagnare la metà alta della classifica in tutti gli altri indicatori e a superare il capoluogo lombardo nell’ambito legalità e in alcune dimensioni ambientali (suolo e territorio, energia e gestione dei rifiuti urbani). Nel confronto con le altre città della regione Emilia-Romagna, invece, Reggio Emilia ottiene il quinto posto nella classifica regionale dopo Bologna (2°), Ravenna (8°), Parma (9°) e Modena (10°). La città si trova al di sopra della media regionale in particolare su legalità e sicurezza, suolo e territorio, verde urbano, mobilità sostenibile, trasformazione digitale, energia e crescita economica, mentre ottiene risultati inferiori alla media regionale negli ambiti istruzione, occupazione, cultura e turismo sostenibile, rifiuti e ricerca e innovazione.

Verso l’Agenda 2030 – Per raggiungere gli obiettivi della’Agenda 2030, Reggio Emilia ha puntato su una programmazione di lungo periodo e ha fatto propri i traguardi su cui l’Italia si è impegnata in ambito europeo e internazionale. Alcuni li ha già raggiunti, come la diminuzione del consumo di suolo annuo pro capite, che è calato di 5mq ogni anno nel triennio 2012-2015 (contro l’obiettivo ONU di 2mq all’anno), la dispersione idrica, che attualmente è pari all’11,8% (dunque in linea con l’obiettivo fissato dall’Agenda 2030 del 10-20%), e la quantità di aree verdi per abitante, pari a 57 mq pro capite (superati quindi i 50mq fissati dall’ONU). Altri obiettivi è vicina a raggiungerli, come la percentuale di occupati nella fascia di età 24-60 (73,3% contro il 75% della meta ONU).

Ambiti sui quali Reggio Emilia si avvicina agli obiettivi ONU per il 2030 sono anche quelli della trasformazione digitale, in particolare per quanto riguarda la diffusione della banda larga sia a 30 Mbps (80% unità immobiliari raggiunte contro 100% del traguardo ONU) sia a 100 Mbps (20,3% contro il 50% fissato dall’agenda 2030) e della connettività (buona diffusione del wi-fi gratuito e dell’uso degli open data) e la raccolta differenziata dei rifiuti urbani.

In altri ambiti, invece, c’è ancora molta strada da fare. È lontana dagli obiettivi dell’Agenda 2030, ad esempio, per quanto riguarda l’istruzione, vero punto debole della città: soltanto il 18,3% dei giovani fra i 30 e i 34 anni possiedono una laurea o un grado di istruzione superiore, meno della metà di quanto richiede l’ONU per il 2030 (40%). Positiva invece la situazione relativa al tasso di abbandono scolastico, che misura la percentuale di ragazzi di 18-24 anni con al massimo la licenza media e che non studiano e non svolgono attività formative: i reggiani di quella fascia di età in questa situazione sono l’11,5%, un numero non lontano dal traguardo ONU (meno del 10%).

La città è indietro anche nell’ambito mobilità sostenibile, dal momento che i veicoli alimentati con combustibili fossili sono ancora oltre l’80% (l’ONU ha imposto di dimezzarli entro il 2030), anche se per la rete ciclabile Reggio Emilia registra quasi un primato, con i suoi 97,5 km di piste ciclabili per 100 km di superficie contro una media nazionale pari a 32,9 km.

Come in molte medie e grandi città italiane, anche a Reggio Emilia qualità dell’aria è un punto abbastanza critico. Sui tre indicatori che vengono utilizzati per misurarla, soltanto l’obiettivo sul limite massimo di NO2 è vicino a essere raggiunto, mentre risultano al di sopra dei limiti massimi consentiti dall’OMS sia i livelli di PM10 (67 sono i giorni in cui è stato superato il valore massimo) sia le polveri sottili PM2.5, il cui valore medio annuo (21) è circa il doppio del consentito.

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