Dalla PSD2 al nuovo Cad, come cambieranno i pagamenti digitali in Italia

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(versione on line aggiornata al 22 dicembre 2016)

Ecco una sintesi di quanto è occorso nell’anno che sta per concludersi sul piano legislativo europeo e nazionale, quali saranno le prossime azioni (o, perlomeno, quelle attese) e verso quali obiettivi di migliore diffusione degli strumenti di pagamento elettronico potrebbe porsi il Paese, laddove ricorressero alcuni presupposti

2 Dicembre 2016

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Roberto Garavaglia, Management Consultant & Innovative Payments Strategy Advisor

Siamo ormai giunti al capolinea di un anno impegnativo, che ha saputo suggerire, con alterna determinazione, non pochi orientamenti a supporto dello sviluppo di strumenti di pagamento diversi dal contante. L’innovazione nel comparto dei sistemi di pagamento digitali, in particolare quelli più innovativi, è destinata a produrre un impatto significativo sul mercato europeo dei pagamenti al dettaglio, con evidenti riflessi anche sulle Pubbliche Amministrazioni, impegnate nel più ampio processo di digitalizzazione.

Con queste brevi righe accetto la sfida di raccontare, in sintesi, quanto è occorso sul piano legislativo europeo e nazionale, quali saranno le prossime azioni (o, perlomeno, quelle attese) e verso quali obiettivi di migliore diffusione degli strumenti di pagamento elettronico potremmo porci come paese Italia, laddove ricorressero alcuni presupposti.

Il nuovo quadro normativo comunitario

Il 23 dicembre 2015 è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea la PSD2 (direttiva UE 2015/2366 del 25 novembre 2015), la nuova norma comunitaria che abroga le precedenti disposizioni sui servizi di pagamento. Il testo, entrato in vigore il ventesimo giorno successivo alla pubblicazione, prevede che gli Stati membri abbiano tempo sino al 13 gennaio 2018 per recepirlo e trasporlo nei propri ordinamenti, dandone così attuazione.

Unitamente a tale direttiva, il nuovo corpus legislativo comunitario, chiamato più comunemente Payment Legislative Package, comprende anche l’IFR, ossia il regolamento sulle Interchange Fee dei pagamenti con carte (regolamento UE 2015/751 del 29 aprile 2015), con disposizioni progressivamente cogenti in un arco temporale di circa 12 mesi.


Questo articolo è uno degli approfondimenti raccolti nel FPA Annual Report 2016. La pubblicazione è gratuita, ma per scaricarla è necessario essere iscritti alla community di FPA. Scarica FPA Annual Report 2016.


Tra i punti essenziali che sottolineano il cambiamento evocato nell’incipit, giova ricordare l’introduzione di nuovi soggetti – anche non bancari – TPP (Third Party Payment Services Provider) chiamati AISP (Account Information Service Provider) e PISP (Payment Initiation Service Provider), dalla PSD2 abilitati alla prestazione di: servizi online che forniscono informazioni consolidate relativamente a uno o più conti di pagamento detenuti dall’utente di servizi di pagamento presso un altro prestatore di servizi di pagamento o presso più prestatori di servizi di pagamento (attività esercita dai primi), servizi online che dispongono ordini di pagamento su richiesta dell’utente di servizi di pagamento relativamente a un conto di pagamento detenuto presso un altro prestatore di servizi di pagamento (servizio offerto dai PISP).

Con l’IFR sono in vigore le norme che pongono un limite alle commissioni dei pagamenti con carte di credito e debito. Un intervento che può (almeno in teoria) riverberarsi positivamente sulle imprese, Pubblica Amministrazione ed esercizi commerciali, che accettano tali strumenti per la negoziazione dei propri beni e servizi con un’utenza consumer o cittadino.

Il nuovo quadro legislativo comunitario, testé ripreso, pone (nella propria visione complessiva e coordinata) le necessarie “condizioni a contorno” per delineare uno spazio all’interno del quale vengono garantite pari condizioni di accesso ed esercizio (il c.d. level playing field). In tal senso, le dinamiche di sviluppo che potranno esercitarsi sulle effettive catene del valore, dovranno essere di tipo “coopetitivo”, e tutti gli intermediari abilitati dovranno essere in grado di controllarle e gestirle, efficacemente ed in modo efficiente.

Il recepimento in Italia del Payment Legislative Package

Il primo settembre 2016, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Legge di delegazione europea 2015, che impegna il Governo a recepire la PSD2 e a dare attuazione al regolamento IFR entro dodici mesi (Legge 12 agosto 2016, n. 170)

Per quanto concerne la PSD2, Il Governo è incaricato di adottare, entro il 16 settembre 2017, un decreto legislativo recante l’attuazione della PSD2, impegnandosi ad intervenire sul decreto legislativo 27 gennaio 2010, n. 11 (il dispositivo con cui è stata recepita l’attuale PSD in Italia) e sul decreto legislativo 1o settembre 1993, n. 385 (il c.d. “TUB Testo Unico Bancario”), con le modifiche e le integrazioni necessarie al corretto e integrale recepimento della direttiva, avendo, nel contempo, il duplice obiettivo di favorire l’utilizzo di strumenti di pagamento elettronici e promuovere lo sviluppo di un mercato concorrenziale dei servizi di pagamento. Ove opportuno, sarà previsto il ricorso alla disciplina secondaria della Banca d’Italia che, nell’esercizio dei poteri regolamentari, terrà conto delle linee guida emanate dall’EBA (Autorità Bancaria Europea).

In relazione al regolamento sulle Interchange Fee dei Pagamenti con carta, il Governo è delegato ad adottare, entro il 16 settembre 2017, un decreto legislativo che reca le norme occorrenti ad adeguare il quadro normativo vigente a fronte dell’entrata in vigore del regolamento (UE) 751/2015.

Le azioni a supporto della diffusione dei sistemi di pagamento elettronico in Italia

La Legge di Stabilità 2016 ha previsto che, dal 1° gennaio 2016, l’onere in capo a commercianti e professionisti di accettare anche le carte di pagamento, quale strumento alternativo al contante, sia esteso alle carte di credito (non solo PagoBancomat®, dunque) e reso applicabile a qualsiasi importo.

Esonero dall’onere di accettazione dei pagamenti con carta per cause tecniche oggettivamente bloccanti, promozione delle operazioni di micro-pagamento (al di sotto di 5 Euro) mediante la corretta e integrale applicazione dell’IFR, sanzioni amministrative, sono i tre punti cardine su cui ci si sarebbe atteso maggiore chiarezza, mediante l’emanazione di opportuni decreti interministeriali.

Il decreto MEF-MISE di attuazione del regolamento sulle Interchange Fee, riferito a transazioni di micro-importo, che avrebbe dovuto essere emanato entro il 1° febbraio 2016, infatti, non era ragionevolmente il solo provvedimento che avrebbe potuto chiarire, allorquando emanato, anche gli altri due aspetti concernenti la “oggettiva impossibilità tecnica” e l’applicazione di sanzioni.

Orbene, alcun decreto attuativo fra quelli citati è, alla data in cui scrivo questo articolo, ancora stato promulgato.

Una strada, dunque, tuttora impervia ed in salita, che lascia intravedere crinali sdrucciolevoli. Non solo il ritardo dell’unica previsione che, ipso iure, indicava un termine di emanazione chiaro (1° febbraio 2016), ma una contorta articolazione della norma primaria che, come detto, non depone a favore di quella chiarezza (sulle tempistiche e sui contenuti) continuamente auspicata.

Il nuovo CAD

Con il decreto legislativo 26 agosto 2016, n. 179, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 13 settembre 2016, viene riformato il Codice dell’amministrazione digitale.

Il novellato art. 5, in vigore dal 14 settembre 2016, individua nei pagamenti digitali i principali strumenti di incasso delle pubbliche amministrazioni, che sono tenute ad accettare, tramite il Nodo dei Pagamenti-SPC, i pagamenti spettanti a qualsiasi titolo attraverso sistemi di pagamento elettronico.

Rispetto al testo precedentemente in vigore, il nuovo CAD apre ad una maggiore inclusione degli strumenti di incasso per la Pubblica Amministrazione alternativi al contante, introducendo il concetto di neutralità degli strumenti di pagamento digitale e prevedendo anche la possibilità di impiego del credito telefonico per il pagamento di piccoli importi.

Nell’attesa di un’attuazione che si spera rapida e certa, fra i punti nevralgici rilevano il problema dei costi dei pagamenti con carta e il tema del Surcharging, ovverosia la sovra tassazione del servizio di pagamento trasferita sul cittadino contribuente.

Tra gli aspetti che, ad avviso di chi scrive, appaiono più interessanti, vi è la previsione d’impiego dello SPID (Sistema Pubblico d’Identità Digitale), per l’autenticazione dei soggetti coinvolti in un’operazione di pagamento.

Alcuni numeri e qualche previsione … ma a patto di un impegno

Secondo gli ultimi dati di Banca d’Italia [1], nel 2015 i pagamenti digitali con carta a livello nazionale hanno rag-giunto quasi i 175 miliardi di euro (+12,2% rispetto al 2014), pari ad oltre il 22% dei consumi delle famiglie.

Lo strumento preferito dagli italiani continua però ad essere il contante (430 miliardi di euro), con cui si pagano il 56% dei consumi, ma che in numero di transazioni rappre¬senterebbe oltre l’80% delle transazioni.

Dai una recente ricerca dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano [2] (con cui collaboro dal 2008), emerge che buona parte dell’incremento registrato è dipeso dai New Digital Payment, ossia dai pagamenti attraver­so canali online (pc, tablet, mobile) e dai pagamenti in punto vendita attraverso carte contactless o su Mobile POS. I New Digital Payment rappresentano il 12% del transato complessivo con carta, percentuale in crescita del 22% rispetto al 2014, per un valore di 21,5 miliardi di euro nel 2015.

Nel 2018, stima il Politecnico di Milano, i pagamenti con carta potranno crescere fino a 246 miliardi di euro (CAGR 12,1%) grazie al contributo dei New Digital Payment (CAGR 33%) in particolare del Mobile Payment & Commerce (CAGR 55%), ipotizzando però una proposizione commerciale più decisa lato offerta e auspicando un sistema di incentivi da parte del Governo.

Su questo ultimo punto penso ci si debba tutti (istituzioni e cittadini) impegnare come maggiore determinazione e serenità di pensiero. La previsione della c.d. “lotteria nazionale degli scontrini”, inserita nella Legge di Bilancio 2017 (LEGGE 11 dicembre 2016, n. 232, pubblicata in GU n.297 del 21/12/2016), rappresenta senz’altro un’opportunità per combattere l’evasione fiscale. L’emendamento approvato alla Camera che aumenta del 20% la possibilità di vittoria dei premi in palio e che anticipa al 1° marzo 2017 l’avvio dell’iniziativa in via sperimentale, se alla cassa si preferiscono al contante le carte di credito o debito, è un intervento a favore dell’incentivazione della diffusione di sistemi di pagamento elettronico. Tuttavia, un doppio auspicio chiosa questo mio breve contributo: che i termini indicati non siano prorogati dall’ennesimo decreto “milleproroghe” (puntualmente in arrivo a fine di ogni anno) e che, soprattutto, i decreti attuativi (anche in questo caso interministeriali MEF-MISE) siano effettivamente emanati per tempo.


[1] Relazione annuale della Banca d’Italia sul 2015

[2] Report “I Pagamenti Digitali in Italia” – Osservatorio Mobile Payment & Commerce – luglio 2016

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