Preto (Agcom): “La pubblica amministrazione ha un ruolo cardine per lo sviluppo delle infrastrutture”

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Gli interventi, tuttavia, non possono esaurirsi in azioni che
interessano unicamente la supply side; al contrario, devono sostenere la
domanda

27 Gennaio 2016

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Antonio Preto, Agcom

Le reti di nuova generazione sono la struttura portante dell’economia digitale, fattore determinante per la crescita economica del Paese. Senza infrastruttura la domanda dei servizi digitali non si genera. Gli interventi, tuttavia, non possono esaurirsi in azioni che interessano unicamente la supply side; al contrario, devono sostenere la domanda, come dimostra l’Indagine conoscitiva, svolta congiuntamente da AGCOM e AGCM, sulla concorrenza e la banda larga ed ultra-larga.

Le Pubbliche Amministrazioni nazionali e locali, a tal proposito, giocano un ruolo fondamentale. “La digitalizzazione dell’amministrazione pubblica – recita l’Indagine pubblicata nel novembre 2014 – comporterà una naturale estensione della domanda di connettività a fasce della popolazione che attualmente non fanno uso di servizi online, con un effetto indiretto potenzialmente rilevante sul grado di alfabetizzazione digitale della popolazione e, in prospettiva, sul grado di utilizzo delle nuove reti”.

AGCOM è impegnata a promuovere l’adeguato livello di concorrenza nel mercato che favorisca lo sviluppo della banda ultra-larga, nel rispetto della Direttiva Quadro (n. 21/2002/CE) e dei suoi obiettivi.

La direzione del legislatore europeo è chiara: la promozione della concorrenza non può essere perseguita senza tenere conto degli effetti di medio e lungo periodo sull’innovazione e sugli investimenti. Si chiama “efficienza dinamica”: la regolazione deve accompagnare il progresso tecnologico. Le imprese devono essere incentivate, dunque, non solo ad investire in infrastrutture nuove ma anche a cercare modi più efficienti di utilizzare quelle esistenti.

Il settore delle comunicazioni elettroniche è particolarmente dinamico. Un alto livello di innovazione tecnologica determina l’ampliamento della gamma dei servizi offerti e nuovi modi di fruizione dei servizi tradizionali. Registra inoltre un livello dei prezzi al dettaglio con dinamiche favorevoli al consumatore. Si tratta di un risultato da ascrivere alle scelte fatte da AGCOM.

Il ruolo del regolatore è divenuto cruciale. Deve trovare il giusto equilibrio: intervenire quanto necessario e lasciare al mercato lo sviluppo delle proprie dinamiche. La regolazione non deve perdere, in ogni caso, la sua efficacia.

Il legame tra regolazione ed investimenti ha ispirato e guidato le scelte AGCOM culminate a dicembre 2015 con l’analisi dei mercati dell’accesso alla rete fissa di Telecom Italia – approvata con la delibera n. 623/15/CONS.

Gli obiettivi cui il regolatore deve mirare sono due: favorire gli investimenti ed evitare che le scelte di un determinato operatore possano condizionare negativamente quelle di altri. Alla base, vi è un confronto serrato tra soggetti interessati, che riflette la storia della regolazione degli ultimi due anni ed il turning point impresso da Agcom con le delibere 746 e 747 del 2013.

L’incumbent chiede una regolazione meno stringente poiché sostiene che l’inasprimento delle regole di accesso limiti gli investimenti nelle reti a banda ultra-larga. Gli operatori alternativi, al contrario, ritengono che la regolazione favorisca gli investimenti nella della banda ultra-larga.

La promozione della concorrenza (da realizzare attraverso una regolazione efficace) è una fattore chiave per lo sviluppo della banda larga. Tenendo conto di questi elementi l’Autorità, con la delibera 623/15/CONS, ha deciso di confermare tutti gli obblighi di accesso previsti per Telecom Italia ed introdotto due importanti novità pro-concorrenziali: a) la disaggregazione-esternalizzazione dei servizi di attivazione e manutenzione; b) l’introduzione del vectoring in un ambiente multi–operatore per valorizzare l’obbligo di sub-loop unbundling su tutto il territorio.

La concorrenza tuttavia è condizione necessaria ma non sufficiente per la realizzazione completa delle infrastrutture a banda ultra-larga. Può essere promossa solo dove il mercato esiste. Nei casi di “fallimento del mercato” diviene necessario l’intervento pubblico. Che, peraltro, non deve mai sovrapporsi a quello dei privati. Come ci ricorda John Maynard Keynes: “Importante per il governo non è fare le cose che gli individui stanno già facendo, e farle un po’ meglio o un po’ peggio, ma fare le cose che al presente non vengono fatte per niente”.

Tra le varie forme d’intervento, quella scelta dal Governo consiste nella realizzazione dell’intera infrastruttura con un investimento diretto con risorse pubbliche.

Nelle zone C e D – che corrispondono a circa 7mila comuni, 8,8 milioni di famiglie e 19 milioni di italiani – l’Esecutivo prevede di sostenere interamente il costo dell’infrastruttura, mantenendone la proprietà, e di avviare tre gare differenziate: una per la realizzazione dell’infrastruttura, una per la gestione e manutenzione, ed una per i servizi wholesale.

Il soggetto che si aggiudicherà la responsabilità della manutenzione della rete si dovrà impegnare ad offrire l’accesso passivo e a cedere i diritti di uso agli operatori TLC, garantendo gli SLA concordati.

Il ruolo dell’AGCOM sarà quello di definire – prima del bando di gara – le modalità di fornitura dell’accesso ai vari segmenti di rete e il relativo livello di prezzi.

Dando seguito agli orientamenti della Commissione europea sugli aiuti di Stato per la realizzazione di reti a banda larga e ultra-larga, AGCOM il 7 di gennaio ha concluso la consultazione pubblica sulle linee guida relative alle reti sovvenzionate. L’Autorità è chiamata a garantire l’accesso degli operatori terzi all’infrastruttura sovvenzionata, definendo puntuali condizioni tecniche ed economiche in capo agli aggiudicatari di risorse pubbliche.

Una novità importante prevista dal documento di consultazione riguarda l’introduzione di un nuovo modello di prezzo: il pay per use. Si tratta di un modello di prezzo che consente di abbattere notevolmente i costi fissi dell’operatore che domanda accesso alla rete. Questo infatti prevede il pagamento di un canone mensile legato all’effettivo utilizzo del servizio in proporzione al numero di clienti attivi.

In conclusione, tanto nelle aree in cui l’investimento privato è economicamente sostenibile quanto nelle aree a fallimento di mercato, l’Autorità continua a svolgere un ruolo centrale. Nel primo caso, stabilisce regole di accesso con l’obiettivo di favorire gli investimenti in infrastrutture a banda ultra larga. Nel secondo caso, dal momento che queste infrastrutture sono realizzate direttamente dallo Stato, il ruolo dell’Autorità sarà quello di garantire le giuste condizioni di accesso alla rete al fine di promuovere la concorrenza nei mercati finali. In altre parole, se l’analisi di mercato contribuirà all’infrastrutturazione di quella parte del paese la cui domanda è tale da giustificare i costi d’investimento, per la restante parte, saranno le linee guida e gli interventi pubblici a fare la loro parte.

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