L’innovazione sociale al servizio della smart city: uno sguardo al mediterraneo

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In Italia grazie alla linea di intervento sostenuta dal MIUR, centinaia di giovani innovatori si sono messi al lavoro su progetti spesso molto articolati e, nonostante le risorse economiche decisamente limitate, si sono poi rilevati di grande interesse. E’ l’esempio di City Roaming, un progetto che intervenendo sulla mobilità ha convinto non solo l’amministrazione di Napoli, ma anche importanti aziende come Vodafone, Renault e ABB.

17 Marzo 2014

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Luca Mora* e Roberto Bolici**

In Italia grazie alla linea di intervento sostenuta dal MIUR, centinaia di giovani innovatori si sono messi al lavoro su progetti spesso molto articolati e, nonostante le risorse economiche decisamente limitate, si sono poi rilevati di grande interesse. E’ l’esempio di City Roaming, un progetto che intervenendo sulla mobilità ha convinto non solo l’amministrazione di Napoli, ma anche importanti aziende come Vodafone, Renault e ABB.

Innovazione sociale e smart city rappresentano un binomio inscindibile: due concetti che in Italia sono stati saldamente legati con la linea di intervento sostenuta dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) inserita nei due avvisi Smart cities and Communities and Social Innovation. Questa azione ha spinto centinaia di giovani innovatori a sostenere la crescita delle iniziative smart city di città e territori italiani mettendo a disposizione il loro talento e la loro voglia di cambiamento, insieme a creatività, conoscenza e spirito imprenditoriale. Tutti al lavoro su progetti spesso molto articolati, che nonostante le risorse economiche decisamente più limitate rispetto alle Idee Progettuali finanziate con gli stessi avvisi, mantengono comunque un elevato grado di complessità. Un’interessante esempio è quello di City Roaming, meglio conosciuto come CI.RO. Un progetto che agisce sulla mobilità della città di Napoli e gestito da un gruppo di innovatori la cui idea ha convinto non solo l’amministrazione comunale, ma addirittura anche importanti aziende come Vodafone, Renault e ABB.

L’Italia crede nell’innovazione sociale

La rapida ascesa del concetto di smart city ha portato alla crescita di un forte dibattito sui temi dell’innovazione aperta e sulle modalità di coinvolgimento della comunità nei processi di rigenerazione delle aree urbane. Un coinvolgimento non passivo, ma proiettato all’azione, dove nei casi più evoluti la comunità non partecipa soltanto alla fase di sperimentazione e test delle soluzioni applicative proposte dall’alto, ma risponde ai problemi dei propri luoghi di vita sviluppando specifiche progettualità. In questo modo, i bisogni di uno specifico contesto urbano incontrano il talento di persone che come membri della società civile propongono e avviano processi di innovazione sociale. Un approccio all’innovazione ormai comune ed estremamente diffuso a livello mondiale, in grado di produrre risultati molto significativi in termini di miglioramento della qualità della vita nelle aree urbanizzate.

Osservando l’esperienza italiana, è abbastanza evidente come l’innovazione sociale rappresenti uno dei principali strumenti per garantire la crescita di una iniziativa smart city. La linea di intervento social innovation sostenuta a livello nazionale dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) sta portato allo sviluppo di numerose soluzioni che possono produrre notevoli benefici e benessere all’interno di città e territori, così come garantire un significativo avanzamento tecnologico [su smartinnovation trovate un bell’elenco di progetti e riflessioni]. Tutto questo con costi di sviluppo e replicabilità abbastanza contenuti rispetto alle Idee Progettuali finanziate con gli stessi avvisi. Servizi e prodotti legati al mondo delle tecnologie per l’informazione e la comunicazione, che derivano dal talento e dalla creatività di un’ampia comunità di innovatori sociali. In questo caso, giovani under 30 che applicano il loro ingegno e la loro conoscenza per portare soluzioni concrete ai problemi dei contesti urbani in cui, in molti casi, vivono e lavorano. Un processo assolutamente bottom-up, che si nutre della passione e della voglia di cambiamento delle comunità locali, ma che richiede stimolo, sostentamento e coordinamento dall’alto per riuscire a massimizzare i benefici che queste azioni progettuali possono produrre. Tre concetti che sono alla base delle politiche nazionali definite per questo ambito.

L’Italia crede nell’innovazione sociale, e l’investimento sostenuto dal nostro Governo per poter incentivare questo processo nell’ambito della smart city in tutto il territorio nazionale, è davvero evidente, così come sono evidenti i risultati prodotti fino ad oggi da questa politica. Considerando soltanto le quattro Regioni Convergenza, è possibile citare cifre importanti: più di 60 progetti finanziati con un investimento di circa 40.000.000, di euro, e soprattutto, più di 200 innovatori sociali impegnati nelle fasi di sviluppo delle proposte. Progettualità interessanti, alcune davvero molto complesse e ambiziose, che in molti casi sono state efficacemente incluse nell’iniziativa smart city proposta dalla città che beneficerà dei risultati delle azioni di progetto. Una scelta importante e decisamente strategica, orientata ad un unico obiettivo: collaborare.

L’iniziativa smart city della città di Napoli

Questa è la strada intrapresa a Napoli, dove l’amministrazione comunale, nella definizione del proprio sistema di governo dell’iniziativa smart city, ha avuto la capacità di costituire un unico spazio di confronto dove anche i giovani innovatori partecipano attivamente nella definizione di una visione condivisa della città futura.

A Napoli l’iniziativa “Smart cities and Communities and Social Innovation” del MIUR non ha portato soltanto ingenti risorse, ma ha anche accesso l’interesse degli addetti ai lavori rispetto ai numerosi progetti avviati. Progetti che si integrano all’interno di una iniziativa complessa e focalizzata su più ambiti di intervento: la valorizzazione del patrimonio culturale della città, grazie al progetto OR.CH.E.S.T.R.A. (Organization of Cultural Heritage for Smart Tourism and Real Time Accessibility) che prevede lo sviluppo di una piattaforma che permetterà la ricerca di informazioni multimediali raccolte sul territorio e la creazione di percorsi turistico-esperenziali personalizzati, e al progetto di innovazione sociale Sanità A.ppI.L.; il miglioramento dell’accessibilità ad Internet in mobilità, con il progetto di rete wi-fi pubblica e gratuita Napoli Cloud City; il miglioramento dell’efficienza nella gestione delle risorse ambientali, prima fra tutte l’acqua, partecipando al progetto Aquasystem; e infine, lo sviluppo di una mobilità sostenibile grazie a due azioni di social innovation. Tali azioni agiscono rispettivamente sulla rete ciclabile (progetto Bike Sharing Napoli) e sulle infrastrutture per la viabilità su gomma (progetto CI.RO.City Roaming).

Il progetto CI.RO. – City Roaming

Sperimentare un sistema di condivisione di veicoli in ambito urbano per la movimentazione di merci e persone. Questo è l’obiettivo principale del progetto CI.RO. proposto da un gruppo di giovani che ha deciso di riunirsi nell’associazione Napoli Città Intelligente. Semplice nell’idea, chiaro negli obiettivi da raggiungere, nelle problematiche da risolvere e anche nella visione, ma complesso in termini di gestione e attuazione. Una complessità subito evidente se guardiamo la rete di soggetti chiamati a supportare il gruppo di giovani innovatori che coordinano le attività di progetto: l’amministrazione comunale di Napoli, contesto urbano dove i servizi di CI.RO. verranno sperimentati; l’azienda Napolipark Srl, a cui il Comune ha affidato la gestione dei servizi di sosta, mobilità e videosorveglianza, e quindi un partner di progetto indispensabile; tre aziende leader nel settore delle tecnologie per l’informazione e la comunicazione, tutte largamente impegnate in ambito smart ciy: ABB, Renault e Vodafone. La presenza e il supporto ottenuto da questi tre ultimi attori è ciò che stupisce maggiormente, ed è certamente un risultato rappresentativo del grande sforzo e dell’impegno dei proponenti nella definizione di un gruppo di lavoro solido, caratterizzato dall’indispensabile presenza sia di attori locali che amministrano il territorio su cui l’intervento avrà ricadute, che di attori con elevate competenze e comprovata esperienza nell’integrazione di nuovi apparati tecnologici nelle città. Ovviamente, con particolare attenzione al settore della mobilità e dei trasporti, ambito di intervento primario del progetto.

Con un investimento di 2.000.000 di euro, l’iniziativa porterà alla definizione di un innovativo sistema integrato di mobilità urbana, favorendo il decongestionamento del traffico e la sostenibilità ambientale. Tutto questo grazie a: veicoli elettrici e colonnine per la ricerca, messi a disposizione da Renault e ABB; chioschi multimediali chiamati Punti CI.RO. sviluppati con la collaborazione di Vodafone, che nella prima fase di sperimentazione saranno dislocate in alcuni punti strategici della città al fine di permettere ai cittadini e ai turisti di iscriversi al servizio di car e van sharing, oltre che a svolgere alcune pratiche amministrative legate alla mobilità; un nuovo sistema di navigazione e infomobilità che verrà caricato nei tablet che saranno posizionati a bordo dei veicoli.

Come tutti i progetti di innovazione sociale finanziati con l’avviso “Smart cities and communities and social innovation”, i lavori sono iniziati da poco, e quindi i risultati non sono ancora visibili, ma le aspettative sono davvero molto alte. Così come è elevata la fiducia in questo nuovo approccio all’innovazione, dato che sono molte le città italiane che ha deciso di proporre nuovi bandi per recuperare idee e proposte dalla comunità locale, con particolare riferimento al coinvolgimento dei giovani di talento in essa presenti, sempre più possibili protagonisti della transizione delle nostre aree urbane verso un nuovo modello di città.

Alcuni tra i progetti co-finanziati dal PON Ricerca e Competitività nel Mezzogiorno saranno presentati a Napoli il prossimo 27 marzo nell’ambito di Smart City med

 


 

Luca Mora* è dottorando in Progetto e Tecnologie per la Valorizzazione dei Beni Culturali presso il Dipartimento di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano. La biografia completa dell’autore a questo link.

Roberto Bolici** è architetto, ricercatore in Tecnologia dell’Architettura, Direttore dell’Unità di Ricerca T.E.MA. (Technology, Environment and Management) del Laboratorio di Ricerca Mantova del Politecnico di Milano – Polo Territoriale di Mantova e Docente di Tecnologia dell’Architettura presso la Scuola di Architettura e Società del Politecnico di Milano nei corsi di Laurea e Laurea Magistrale di Milano, Mantova e Piacenza. Svolge attività di ricerca presso il Dipartimento A.B.C. (Architecture, Built environment, Construction Engineering) del Politecnico di Milano in qualità di membro dell’Unità di Ricerca Tecnologie Innovative per il governo del territorio e dei sistemi edilizi, dove si interessa ai temi dell’innovazione e del trasferimento tecnologico, della competitività territoriale, delle tecnologie edilizie e delle tecnologie per la valorizzazione del patrimonio culturale, e della progettazione tecnologica per lo sviluppo e la valorizzazione del capitale territoriale. Membro del Collegio dei Docenti del Dottorato in Progetto e Tecnologie per la Valorizzazione dei Beni Culturali.

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